Ma chi me l'ha fatto
fare!!!
E' la frase con cui apro
la giornata di oggi, per la precisione la IV° di navigazione
oceanica verso Madeira e Porto Santo. Avevo atteso tanto il debutto
in Oceano, con eccitazione ed agitazione al tempo stesso e ora dopo
tre gg posso finalmente fare una reale valutazione di che cos'è
navigare nel profondo blu. Siamo partiti martedì mattina (6
novembre) verso le 9.30, giusti giusti per avere la corrente a favore
dopo la marea. Lasciamo senza rimpianti la piovosa e grigia
Gibilterra, che ci saluta con il tocco finale: la nebbia. E da qui si
aprono le danze: siamo una flottiglia di barche a vela che son
partite all'impazzata dopo un'estenuante attesa dei venti giusti che
non arrivavano mai. E ad un tratto tra lunedì e martedì
i marina inglesi e spagnoli si svuotano, si “aprono le gabbie” e
tutti scappano verso climi più solari. Ma uscire dallo stretto
non è mica una passeggiata, specialmente se hai un forza 5/6
da est e tu devi zigzagare tra i cargo che hanno sempre la precedenza
e ti passano così vicino che li guardi all'insù. Le
Colonne d'Ercole restano alle nostre spalle e noi (Jacopo ed io siamo
sgomenti di fronte a quel blu infinito, anzi oggi più che blu
è grigio), il capitano invece si mostra tranquillo, a parte
quando salta il fermo dell'asse dell'elica e sentiamo i rumori
lancinanti di quest'ultima che sforza per girare. Ma è
questione di pochi secondi e Marco rimette tutto a posto.
E' il primo inconveniente
che spaventa un po' il nostro nuovo “tripulante”. A seguire poi
ci saranno: una strambata involontaria che farà bloccare il
fermo del trasto di randa, due garrocci della randa di mezzana andati
e la borosa della terza mano di terzaroli completamente segata dal
profilo del boma, per colpa di un angolo di uscita inventato. Dopo
tutto ciò Jacopo è nel terrore totale e ci confesserà
un paio di giorni dopo che stava per supplicarci di farlo scendere in
qualsiasi punto della costa Africana. Ma la notte porta consiglio....
invece a noi porta solo pioggia, vento, onde confuse e grandi e un
buio così nero che timoni alla cieca e ti aumenta l'angoscia.
Facciamo turni di due ore e mezza a testa, ma Jacopo, completamente a
digiuno di vela, ha bisogno dell'assistenza di Marco. La mattina dopo
la situazione non cambia molto, cala un po' il vento e l'onda, ma
continua a piovere; c'è un S/E che almeno ci spinge verso la
meta anche se lì davanti avanza un fronte di nubi così
nere che ti impressionano e soprattutto i fulmini che vedi cadere
giù. Allora il Capitano mi dice: “Schiviamolo e vai a Nord”.
Dopo mezzora il mostro nero ha già cambiato direzione e noi
sollevati torniamo in rotta. La giornata continua pesante tra i
turni, la stanchezza e il malessere generale. Avevo letto sul libro
di Lizzi e Auriemma che l'inizio di una navigazione oceanica è
sempre traumatico, ti avvolge questo grande malessere appunto,
soprattutto psicologico dovuto alla perdita a vista della terra,
l'ansia di dover affrontare tanti giorni in queste condizioni, la
spossatezza che non ti fa venir voglia nemmeno di sfamarti. Ogni
piccola azione diventa una fatica enorme, vorresti solo stare giù
in cuccetta a dormire, sognando un vero letto caldo e confortevole
invece di stare in dormiveglia costante con la cerata addosso e lo
stomaco che brontola.
Ma il solo pensiero di
mangiare fa star male e sia io che Jacopo lo possiamo testimoniare
dopo i primi tentativi di nutrimento e l'immediata corsa fuori
attaccati alla battagliola (ti ricorda qualcosa Luca?? :-)) Non
smette di piovere e ci prepariamo ad un'altra notte. Il Capitano il
giorno dopo scrive poche parole sul diario di bordo: notte infernale,
buia, fulmini, tuoni, piogge violente, calme e colpi di vento. Tutto
chiaro no???
Ma poi arriva di nuovo
giorno e come per incanto piano piano le nuvole se ne vanno e spunta
il sole fino a che non diventa lui l'assoluto protagonista e tutto
diventa improvvisamente stupendo. Ti ritrovi incantato ad assorbire
questo nuovo spettacolo, questo blu che non è più nero
e non fa più paura, le poche nuvole bianche e soffici,
l'azzurro del cielo ormai terso e questo sole che con il suo calore
riesce a scaldarti il cuore. E tutto assume una nuova veste: tu
essere umano ti senti sempre una briciola di fronte a questa
immensità e potenza, ma l'impressione è che ora
l'oceano sia più benevolo. E cominci a stare bene...ma ahimè
assieme al maltempo se ne va anche il vento...l'avreste mai detto che
anche in mezzo all'oceano si può non avere vento?? Io no!! E
quindi?? Vai con il motore!! Attirati dal rumore, curiosi come sono,
arrivano due delfini che ci accompagnano per un bel pezzo. Troviamo
anche un pesce volante atterrato sulla tuga, ma lo stomaco si rifiuta
di prenderlo in considerazione come possibile pietanza. Comunque
confermo che ha le ali!!
Jacopo nel frattempo è
rinato e si prodiga al timone e in cucina. Io cerco di recuperare un
po' il sonno ma niente da fare...non riesco a dormire a comando ogni
5 ore, comincio a pensare che sia una prerogativa solo
maschile..appena mettono giù la testa conti fino a cinque e
già stanno russando. Io invece proprio non ce la faccio e chi
mi conosce sa quanto ami dormire, quindi figuriamoci con i turni...mi
devastano completamente...ma mal che si vuole non duole...dicono!
La giornata trascorre
lenta, decidiamo di stare un po' più a nord come rotta per
andare incontro a quei venti di N-N/O che dovremmo trovare nei
prossimi giorni. Siamo ancora tutti stravolti dalle due notti
precedenti e convinciamo il Capitano a metterci in cappa a andare
tutti a dormire per qualche ora filata...tanto qui c'è calma
piatta. Alle 20,30 siamo già sotto le coperte, chi in cabina,
chi in cuccetta...l'importante è dormire! Alle 3 di notte ci
svegliamo praticamente tutti assieme, te credo...abbiamo i ritmi
biologici che sono andati a ramengo e l'andare a dormire come le
galline certamente non aiuta. Ma ormai il Capitano è arzillo e
sprizza energia da tutti i pori (ma come faaa???) e allora tira fuori
le vele e si riparte. Io e Jacopo basiti invece torniamo a letto. E
arriviamo quindi all'alba del 4° giorno, oggi è venerdì
e il vento ce l'abbiamo in faccia, si bolina ma sempre fuori rotta
verso Nord che sembra il bordo buono. Mi faccio l'ovetto sbattuto
(grazie a Jacopo che me l'ha riportato alla memoria...penso di essere
stata ancora bambina l'ultima volta che l'ho assaggiato) e poi con
dentro un goccio di caffè è delizioso. Ne faccio uno
senza caffè per Marco, che è già agitato
naturale come dice lui, ma con la barca sbandata apro lo stipetto di
sopravento e con un paio di onde al momento giusto tre uova decidono
di saltar fuori contemporaneamente dalla confezione, una la salvo le
altre due finiscono spiaccicate sul pavimento. E qui arriva la mia
frase d'apertura: ma chi me l'ha fatto fare?? Frustrata ed abbattuta,
mi viene quasi da piangere, ma arriva in mio soccorso Capitan Marco
che in un battibaleno pulisce, lucida, fa il comico e sparisce di
nuovo in qualche zona della barca a fare uno dei suoi tanti
lavoretti, intervallando con qualche contatto radio con i cargo che
passano in lontananza ai quali chiediamo le previsioni meteo. Ci
confermano Nord per domani e dopodomani. Nel frattempo non si va
neanche più di bolina, riaccendiamo il motore e questa volta
gli affibbiamo il pilota automatico che in qualche modo si barcamena
e più o meno tiene la rotta verso Madeira.
Pranziamo finalmente
tutti assieme in pozzetto, non proprio secondo le regole del galateo,
ma ci gustiamo un dignitoso riso con i peperoni, sotto il sole e con
il buonumore. Dopo pranzo Marco riesce ad effettuare un contatto
radio (con la SSB) con un radioamatore italiano che avevamo già
“incontrato” in Mediterraneo sulla via di Alicante. Anche lui ci
dà le previsioni meteo e gli affidiamo il compito di mandare
un sms a Luca, il nostro mitico coordinatore a terra e grande amico
che ci assiste sempre, per fargli sapere le nostre coordinate e che
stiamo tutti bene.
Le ansie, il torpore e la
svogliatezza sembrano svaniti...chissà. Forse ci voleva solo
qualche giorno per prendere i ritmi. Siamo ormai a metà
strada, sta ricominciando a piovere ma non fa più paura come
prima. Certo ti senti sempre vulnerabile di fronte a lui, il grande
oceano che devi sempre rispettare e temere. Spero solo che sia lui
che il vento siano clementi e ci spingano velocemente a destinazione.
V e VI giorno: mai
rilassarsi in mare!!
Le previsioni che avevamo
raccolto dai contatti radio con i cargo di passaggio e confermate dal
radioamatore italiano davano un N-N/O sui 10 nodi per oggi e 20 per
domani... non è stato così.
Eravamo rimasti al
pomeriggio assolato e tranquillo del IV giorno... tutto prosegue con
regolarità anche il V giorno anche se ci sono una ventina di
nodi da N/O anziché 10. La continua bolina ci fa capire che
non siamo ancora in grado di affrontare la vita sottocoperta in
maniera meno scomoda. Con la barca così sbandata non siamo
nemmeno in grado di cucinare, ma ci sfamiamo con crackers, frutta,
vitamine, biscotti e tutto ciò che di già pronto c'è.
E qui piovono i complimenti del capitano e del tripulante alla
sottoscritta quale first mate, ossia in qualità di Secondo
della barca, per aver rifornito adeguatamente la cambusa di cibarie
veloci e svariati snacks...è la prima volta che ricevo
complimenti per non saper cucinare!! Le più elementari azioni
diventano delle imprese...anche solo il fatto di andare in
bagno...l'equilibrio è molto precario, e vige la regola “una
mano per te e una per la barca” nel senso che con una ti tieni
sempre aggrappato e con l'altra cerchi di fare tutto ... non conto
più ormai le botte che ho preso e i muscoli sono costantemente
tesi nello sforzo di rimanere in piedi puntellata. Ma tant'è
..se vuoi procedere ti devi adattare. La sera del V giorno (sabato)
il vento è sempre da N/O...durante il mio turno da mezzanotte
alle 2.00 la navigazione risulta buona..abbiamo fuori mezzo fiocco e
la randa con tre mani ...la barca fila liscia ma il vento comincia ad
aumentare, Marco mi dice: “prova a non farti ipnotizzare dalla
bussola e segui le stelle ..quelle tre che vedi davanti”...io
guardo ma davanti a me vedo solo buio pesto, anche perchè c'è
il dogger davanti e sopra che, con il plexiglass, toglie molta
nitidezza alla visuale. Signori abbiate pietà ma non sono
certo un vecchio lupo di mare, metti poi che mi mancano anche un paio
di diottrie ..io mi affido alla bussola, il gps lo guardo anche ma
non mi trovo molto bene e cmq tendo a non fare troppo affidamento su
tutta questa elettronica..non si sa mai che da un momento all'altro
decida di lasciarci a piedi..meglio servirsi dei mezzi tradizionali.
Il vento resta stabile con il turno di Jacopo (abbiamo ridotto i
turni di notte a 2 ore a testa...e tenuto 2 e mezza di giorno) poi
alle 4.00 comincia Marco e qui il vento prende forza. Mi sveglio da
sola poco dopo le sette ...Marco doveva chiamarmi alle 6..ma fuori la
situazione è alquanto cambiata...il vento aumenta ancora.
E da qui iniziano 24 ore
di.....
Faccio una premessa...se
qualcuno mi chiedesse ora: Vorresti rivivere l'ultima settimana che
hai vissuto? Probabilmente direi di no di botto, ma poi a mente
serena come ora, penso che quello che vivi ti lascia dei segni o
delle conseguenze che sono influenzate dai tuoi stati d'animo
interiori di una certa fase della tua vita...credo che un viaggio in
mare sia in grado di tirar fuori gran parte delle risorse e debolezze
di ognuno...è un viaggio dentro, eccome se lo è....Mamma
mia!
Quando abbiamo iniziato a
scrivere questo blog pensavo che avrei seguito il suggerimento del
Mauri, il quale da capace commerciale con buona esperienza nel campo
editoriale mi invitava a scrivere solo gli aspetti belli e piacevoli
del viaggio...insomma quello che la gente vuole leggere, mi disse.
Ma credo che non lo
farò...scriverò anche le esperienze brutte e i momenti
difficili, perché altrimenti mi sembrerebbe di non condividere
totalmente con voi il viaggio. Poi forse a volte farò
preoccupare un po' di più familiari e amici ma in realtà
le cose che sembrano subito così tragiche poi in poco tempo
assumono un aspetto molto più normale...ci si abitua insomma.
E poi comunque la barca si è dimostrata al di sopra delle
aspettative.
La burrasca che abbiamo
trovato non è certamente l'ultima...probabilmente ce ne
saranno altre e forse anche peggiori, ma la prima fa sempre un po' di
impressione...poi quella successiva magari ti farà pensare che
la precedente era una cazzata al confronto, ma anche tu sarai un po'
più esperto, più preparato a vivere certe situazioni
..e avanti così.
Siamo quindi alla mattina
di domenica ..è iniziato il 6° giorno di navigazione,
mancano circa 170 Miglia. Il vento raggiunge una velocità
attorno ai 30 nodi e l'onda continua a crescere...Marco è
stanco e mi chiede se me la sento ...io vorrei dirgli di no ma vedo
che ha bisogno di chiudere gli occhi e non posso non farlo. I primi
minuti al timone ho lo stomaco paralizzato ..paura ..non so se riesco
a portarla...e invece Cheri è una sorpresa: il timone è
leggero, sento la barca stabile e lei fila via dritta tra le onde con
una facilità incredibile. Sento le onde che arrivano, alzano
la poppa e comincio a contare i secondi che impiega l'onda a passare
..1...2...3...sembrano interminabili...ma come fanno ad essere così
lunghe queste onde...e soprattutto quanto saranno alte?? Stando al
timone e guardando avanti non ti rendi conto ...senti che arrivano e
cerchi di anticiparle poggiando ...se ci riesci bene la barca procede
quasi noncurante, ma poi ci sono quelle più grosse che
immancabilmente ti sorprendono e la barca si inclina andando all'orza
e tu cerchi di tenere il timone poggiato più che puoi...poi
quando è passata ti giri a guardarla e non credi possibile
che possa essere così alta, Jacopo ha coniato il termine di
onde-condominio e vi assicuro che la definizione rende perfettamente
l'idea. Ovviamente le mie descrizioni sono rapportate al mio non
elevato livello di esperienza al timone..e questo mi porta ad
ingigantire le cose, ma probabilmente per un timoniere esperto e agli
occhi dello stesso Marco la situazione sarà sembrata molto più
gestibile.
Resta il fatto che mi
rimarranno sempre impresse nella mente quelle “voragini” che
vedevo girando lo sguardo a dritta e che diventavano “montagne”
a sinistra, dopo averci sollevato.
Gli stessi esperti si
saranno chiesti quanto invelati eravamo e la risposta è: siamo
rimasti tutto il tempo con la randa terzarolata a 3 mani e un terzo
di fiocco....non c'è stato il tempo di issare la tormentina o
ammainare la randa e farlo poi sarebbe stato difficoltoso...ma le
vele erano perfettamente a segno e la barca era davvero molto
equilibrata.
Le ore passano e la
situazione non cambia affatto...al terzo cambio di turno prima di
riprendere il timone guardo Marco e gli dico “questa è una
delle cose più difficili che ho fatto in vita mia..voglio che
finisca presto”. Neanche fosse colpa sua povero! E' stata mia
l'idea della tappa a Madeira e ho insistito per andarci, quando
invece potevamo andare giù dritti alle Canarie come fanno
quasi tutti.
E' la seconda volta che
il meteo ci frega così platealmente ma d'altra parte sono
previsioni meteo e come tali prevedono, mica ti danno la certezza!
Siamo tesi e stanchi e
l'idea che presto arrivi il buio mette addosso ancora più
angoscia..chi se la sente poi di continuare brancolando
nell'oscurità? Marco decide di provare a mettere la barca in
cappa per vedere come si comporta...poche manovre fatte con estrema
prudenza e ad un tratto Cheri è quasi ferma e tutto sembra
placarsi. Scarrocciamo verso sud ovest con una velocità media
di 2-3 nodi... è un sogno rispetto all'incubo di prima.
Ok si può fare....
ma finchè non arriva realmente la notte il Capitano decide di
continuare a navigare. Andiamo avanti fino alle 21.00 poi rifacciamo
il giochetto di prima e tiriamo un sospiro di sollievo. Decidiamo
comunque di restare fuori in due di guardia in pozzetto, mentre il
terzo si riposa. Fino alle 23.00 ho la compagnia di Jacopo e ci
raccontiamo un po' delle nostre vite, intervallando i controlli al
gps, bussola, timone bloccato e un occhio con le torce alle vele.
Poi lui crolla e insisto perchè vada giù a dormire.
Faccio un'altra ora e mezza da sola, rannicchiata come meglio posso
al riparo dalle raffiche, ma ben legata e coperta. E' una situazione
quasi surreale....il vento non fischia, URLA ed è un continuo.
Ormai abituata all'oscurità vedo i contorni delle nuvolone
sopra di me che si spostano velocemente e ogni tanto si apre una
squarcio con qualche stella ...e non so perchè ma mi conforta.
Poi gli occhi tendono a chiudersi, ma ci pensano le raffiche a
risvegliarmi fino a quando non resisto più e chiamo il cambio.
Salgono Marco e Jacopo e mi addormento giù sentendo le loro
voci che iniziano a chiaccherare.
Alle 5.00 ritorno fuori e
trovo Marco che sta timonando! Lui sorridendo mi dice che gli
sembrava avesse cominciato a mollare e quindi ha deciso di ripartire.
In realtà a me sembra tale e quale a prima... mi metto al
timone mentre Marco decide di restare in pozzetto e prova a riposare
semi sdraiato sulla seduta al mio fianco. Dopo un'ora comincio ad
avvertire un accenno di miglioramento e via via sempre di più...il
vento si sta spegnendo, poi arriva l'alba e tutto diventa di nuovo
molto più facile. La nostra velocità è ancora
sui 6 nodi di media, quindi alta considerando gli standard di Cheri e
le miglia all'arrivo ora sono solo 70. Facciamo un paio di conti e se
riusciamo a tenere una media di 5 nodi dovremmo essere a destinazione
entro le 10-11 della sera (lunedì).
Le onde sono ancora molto
alte, ma il vento è girato a N/E e ora quasi non lo senti più
perchè spinge bene a poppa e il cielo sembra intenzionato a
rasserenarsi. Non so se è lo strascico della tensione e/o
adrenalina per la bramosia di arrivare ma mi sento carica, sento che
potrei andare avanti tutto il giorno senza problemi. Anche tra i
turni successivi provo a riposare ma è impossibile...sono
costantemente in attesa di sentire qualcuno che gridi: TERRAAAA!! E
finalmente quell'urlo arriva e mi precipito fuori a guardare e
commossa vedo quelle forma un po' più scura all'orizzonte con
alcune piccole vette che spuntano. E' Porto Santo, la piccola isola
dell'arcipelago di Madeira che è la prima si incontra
arrivando da N/E. Che gioia ragazzi, mi sembra di rinascere.
Perfino un bel branco di delfini è arrivato a darci il
benvenuto , saranno una ventina e corrono con noi regalandoci anche
qualche bella foto.
Intanto il profilo
dell'isola si ingrandisce sempre di più e fervono i
preparativi per studiare l'atterraggio.
Il portolano spiega che
sia la Capitaneria che il Marina chiudono alle 17.00. Proviamo a
contattarli con il VHF ma non abbiamo risposta. Sono le 16.00, forse
siamo ancora fuori portata visto che mancano 25 miglia oppure le
montagne impediscono il segnale visto che il porto è sul lato
S/E. Anche per i cellulari non c'è ancora campo, ma comunque
l'entrata in porto non sembra presentare problemi, ci sono solo un
paio di piccoli moli del Marina ma si può dare ancora anche
all'interno del porto. Riproviamo a chiamare invano fino
all'arrivo...poi entriamo e cominciamo a fare un paio di giri
all'interno per trovare il posto giusto, ci sono già quattro
barche alla fonda, da una di queste esce un tipo che ci vuole dare
delle indicazioni visto che è buio ...io sono al timone e con
il motore acceso non sento bene...ma ad un certo punto sento Marco,
che è a prua con Jacopo, che parla al tale in italiano....
pensa te ... la prima persona che ci accoglie in questo rifugio in
mezzo all'oceano è pure un connazionale! Diamo ancora, spengo
il motore e bacio il timone ringraziando Cheri di averci portato fin
qui. Penso di capire perchè questo posto si chiama Porto
Santo... sicuramente tutti gli equipaggi che arrivano qui gli
sussurrano una benedizione e io non posso che fare lo stesso.
Oggi è giovedì
15 novembre, siamo qui da lunedì sera appunto e ci sono voluti
un paio di giorni per rientrare nei ritmi “normali”. La mattina
seguente al nostro arrivo, dopo una dormita galattica mi sveglio con
le voci dei nostri vicini di barca che sono venuti con il tender a
presentarsi ufficialmente. Lui Beppe, italiano, lei Cristina, croata
e si portano appresso la loro bimba Martina di un anno e mezzo.
Sono arrivati Sabato
partendo un giorno prima di noi da Gibilterra. Hanno beccato anche
loro la burrasca ovviamente ma Beppe ci racconta che è andato
quasi sempre con il pilota automatico e si metteva la sveglia ogni 12
– 20 minuti per uscire a controllare e riuscendo pure a dormire
anche tra questi intervalli brevissimi, mentre Cristina riusciva ogni
tanto a fare un paio d'ore al timone ma la maggior parte del tempo
seguiva la bambina che però era assolutamente a suo agio visto
che va in barca da quando aveva 10 giorni, cullata in un'amaca appesa
al cielino della dinette. Vogliono anche loro girovagare per il mondo
per qualche anno con la loro barca che è un Amel Sharki 39,
praticamente l'evoluzione della nostra Amel Euros 41. Ci danno un
po' di dritte basilari per cominciare a muovere i primi passi qui e
si parla ovviamente subito del meteo. Per giovedì, ossia oggi,
è prevista un'altra botta da 30 nodi da Ovest e non è
proprio l'ideale per spostarci a Madeira che è a 40 miglia a
S/O da qui. Loro vogliono partire quindi il giorno successivo....noi
intanto abbiamo una necessità molto più impellente: LA
DOCCIA! Non vi descrivo il mio look dopo una settimana di
navigazione....mi faccio paura da sola guardandomi allo specchio.
Scendiamo con il tender e ci attende a terra l'ufficiale della
Capitaneria che ci fa la registrazione di entrata e poi ci manda al
Marina, dove ci dicono che per stare all'ancora dentro al porto si
pagano 21 € al giorno con docce comprese. Per attraccare ai moli
sono 35 € con in più elettricità ed acqua.
Ok per la prima ... poi
vedremo. Verso l'una si va in paese che è a 1 km e mezzo a
piedi. E' carinissimo. L'isola è minuscola, copre poco più
di 50 km quadrati di superficie ma ha una splendida spiaggia dorata
lunga più di 5 km e sulla quale si riversano anche tutti gli
abitanti di Madeira durante i fine settimana o nelle vacanze perchè
quest'ultima pur essendo 5 volte più grande di Porto Santo
non ha spiagge ma solo scogli e coste che frangono a strapiombo
nell'oceano. Indi per cui i traghetti arrivano colmi di gente che si
fa un paio d'ore di tragitto per venire qui a stendersi al sole. Ma
adesso siamo fuori stagione e ci sono solo i locali che sono poco
meno di 5 mila anime.
In più la troviamo
molto verde...avevo letto che era molto più arida e brulla di
Madeira, perchè vulcanica, ma ci dicono che ci sono state
piogge inusuali i giorni scorsi che l'hanno sì coperta di un
manto verde ma hanno avuto anche un sacco di frane.
Pranziamo in paese da
veri turisti questa volta e ce lo meritiamo pure, poi con la WI-FI
aperta ovunque scarichiamo le grip del meteo e arriviamo anche noi
alla conclusione che è meglio ripartire, non il giorno dopo ma
addirittura la sera stessa, perchè altrimenti saremmo
costretti a fermarci qui fino a venerdì. Breve giro
dell'isola, (un paio d'ore bastano per visitare almeno la metà
di essa), e poi ritorno in barca per prepararci a ripartire. Se
partiamo alle 10 dovremmo essere lì per la mattina, ma quando
Marco prova a recuperare la prima parte della catena si accorge che
qualcosa la blocca. E' già buio..che fare?? Proviamo a fare
mille manovre per girare attorno a quell'ostacolo che sta lì
sotto e liberarci ma niente da fare. Riproviamo ancora e dopo un paio
d'ore di tentativi ci arrendiamo. Ok non si può
partire....aspettiamo domani mattina. Beppe ci presta la sua bombola
così Marco potrà immergersi e andare a disincagliare
sta benedetta catena. (ennesima sfiga!).
La mattina dopo appena
apre il Marina ci presentiamo lì e spieghiamo la situazione...
Il Capitano con un'ottima diplomazia mette il problema nelle loro
mani visto che abbiamo pagato loro per dare ancora e quindi ora ci
devono togliere dai guai. Io invece ero già pronta alla
scenata isterica ma devo dire che si sono dimostrati molto
disponibili e dispiaciuti per l'accaduto. “Non era mai successo
prima” ci dicono... “E te pareva!!” dico io. Arrivano con il
sommozzatore...poco dopo risale e ci spiega che la catena gira sotto
un corpo morto di cemento e non c'è verso di sfilarla. Il
Capitano si fa i complimenti da solo per come riesce a dar
ancora...l'avete già letto no? Dopo un po' di prove a motore e
un paio di strattoni che impensieriscono Marco, conveniamo di
sganciare la catena dalla barca e con una boa lasciare lì
tutto, invitandoci ad attraccarci ai pontili per ovviare al disagio
creatoci. Nel pomeriggio fanno arrivare anche un peschereccio per un
altro tentativo: questo tira a tutta birra ma la catena non si muove
e non c'è la possibilità di agganciare il masso per
spostarlo. Nel frattempo piove a dirotto e c'è un ventone...si
rimandano tutte le operazioni a giovedì.
Ci consoliamo con un
invito a cena da Beppe e Cristina, che ci prepara delle ottime
tagliatelle fatte in casa (barca) con il ragù. Alla fine hanno
deciso di aspettare qui che passi la buriana. Poi se nel frattempo
ci liberiamo, si va a Madeira assieme.
Oggi là fuori ci
sono i 25 nodi come previsto, ma almeno il cielo è sereno e
noi siamo qui al sicuro. Sto finendo di aggiornare il blog e siamo in
attesa che arrivi il responsabile del Marina a darci notizie. Che si
fa con la nostra catena?? Noi domani o max sabato vogliamo partire,
anche perchè domenica arrivano Cupi e Ischi a Madeira e
dobbiamo essere lì per imbarcarli.
La prossima puntata
...forse a domani!
Ciao Silvia! bellissimo racconto! barca non vuol dire solamente sole e caldo, blu mare ed azzurro cielo...
RispondiEliminaAdesso proverò a tradurre tutto a Conny.
Un abbraccio forte ad entrambi.
Claudio