venerdì 16 novembre 2012

Ma chi me l'ha fatto fare!!!
E' la frase con cui apro la giornata di oggi, per la precisione la IV° di navigazione oceanica verso Madeira e Porto Santo. Avevo atteso tanto il debutto in Oceano, con eccitazione ed agitazione al tempo stesso e ora dopo tre gg posso finalmente fare una reale valutazione di che cos'è navigare nel profondo blu. Siamo partiti martedì mattina (6 novembre) verso le 9.30, giusti giusti per avere la corrente a favore dopo la marea. Lasciamo senza rimpianti la piovosa e grigia Gibilterra, che ci saluta con il tocco finale: la nebbia. E da qui si aprono le danze: siamo una flottiglia di barche a vela che son partite all'impazzata dopo un'estenuante attesa dei venti giusti che non arrivavano mai. E ad un tratto tra lunedì e martedì i marina inglesi e spagnoli si svuotano, si “aprono le gabbie” e tutti scappano verso climi più solari. Ma uscire dallo stretto non è mica una passeggiata, specialmente se hai un forza 5/6 da est e tu devi zigzagare tra i cargo che hanno sempre la precedenza e ti passano così vicino che li guardi all'insù. Le Colonne d'Ercole restano alle nostre spalle e noi (Jacopo ed io siamo sgomenti di fronte a quel blu infinito, anzi oggi più che blu è grigio), il capitano invece si mostra tranquillo, a parte quando salta il fermo dell'asse dell'elica e sentiamo i rumori lancinanti di quest'ultima che sforza per girare. Ma è questione di pochi secondi e Marco rimette tutto a posto.
E' il primo inconveniente che spaventa un po' il nostro nuovo “tripulante”. A seguire poi ci saranno: una strambata involontaria che farà bloccare il fermo del trasto di randa, due garrocci della randa di mezzana andati e la borosa della terza mano di terzaroli completamente segata dal profilo del boma, per colpa di un angolo di uscita inventato. Dopo tutto ciò Jacopo è nel terrore totale e ci confesserà un paio di giorni dopo che stava per supplicarci di farlo scendere in qualsiasi punto della costa Africana. Ma la notte porta consiglio.... invece a noi porta solo pioggia, vento, onde confuse e grandi e un buio così nero che timoni alla cieca e ti aumenta l'angoscia. Facciamo turni di due ore e mezza a testa, ma Jacopo, completamente a digiuno di vela, ha bisogno dell'assistenza di Marco. La mattina dopo la situazione non cambia molto, cala un po' il vento e l'onda, ma continua a piovere; c'è un S/E che almeno ci spinge verso la meta anche se lì davanti avanza un fronte di nubi così nere che ti impressionano e soprattutto i fulmini che vedi cadere giù. Allora il Capitano mi dice: “Schiviamolo e vai a Nord”. Dopo mezzora il mostro nero ha già cambiato direzione e noi sollevati torniamo in rotta. La giornata continua pesante tra i turni, la stanchezza e il malessere generale. Avevo letto sul libro di Lizzi e Auriemma che l'inizio di una navigazione oceanica è sempre traumatico, ti avvolge questo grande malessere appunto, soprattutto psicologico dovuto alla perdita a vista della terra, l'ansia di dover affrontare tanti giorni in queste condizioni, la spossatezza che non ti fa venir voglia nemmeno di sfamarti. Ogni piccola azione diventa una fatica enorme, vorresti solo stare giù in cuccetta a dormire, sognando un vero letto caldo e confortevole invece di stare in dormiveglia costante con la cerata addosso e lo stomaco che brontola.
Ma il solo pensiero di mangiare fa star male e sia io che Jacopo lo possiamo testimoniare dopo i primi tentativi di nutrimento e l'immediata corsa fuori attaccati alla battagliola (ti ricorda qualcosa Luca?? :-)) Non smette di piovere e ci prepariamo ad un'altra notte. Il Capitano il giorno dopo scrive poche parole sul diario di bordo: notte infernale, buia, fulmini, tuoni, piogge violente, calme e colpi di vento. Tutto chiaro no???
Ma poi arriva di nuovo giorno e come per incanto piano piano le nuvole se ne vanno e spunta il sole fino a che non diventa lui l'assoluto protagonista e tutto diventa improvvisamente stupendo. Ti ritrovi incantato ad assorbire questo nuovo spettacolo, questo blu che non è più nero e non fa più paura, le poche nuvole bianche e soffici, l'azzurro del cielo ormai terso e questo sole che con il suo calore riesce a scaldarti il cuore. E tutto assume una nuova veste: tu essere umano ti senti sempre una briciola di fronte a questa immensità e potenza, ma l'impressione è che ora l'oceano sia più benevolo. E cominci a stare bene...ma ahimè assieme al maltempo se ne va anche il vento...l'avreste mai detto che anche in mezzo all'oceano si può non avere vento?? Io no!! E quindi?? Vai con il motore!! Attirati dal rumore, curiosi come sono, arrivano due delfini che ci accompagnano per un bel pezzo. Troviamo anche un pesce volante atterrato sulla tuga, ma lo stomaco si rifiuta di prenderlo in considerazione come possibile pietanza. Comunque confermo che ha le ali!!
Jacopo nel frattempo è rinato e si prodiga al timone e in cucina. Io cerco di recuperare un po' il sonno ma niente da fare...non riesco a dormire a comando ogni 5 ore, comincio a pensare che sia una prerogativa solo maschile..appena mettono giù la testa conti fino a cinque e già stanno russando. Io invece proprio non ce la faccio e chi mi conosce sa quanto ami dormire, quindi figuriamoci con i turni...mi devastano completamente...ma mal che si vuole non duole...dicono!
La giornata trascorre lenta, decidiamo di stare un po' più a nord come rotta per andare incontro a quei venti di N-N/O che dovremmo trovare nei prossimi giorni. Siamo ancora tutti stravolti dalle due notti precedenti e convinciamo il Capitano a metterci in cappa a andare tutti a dormire per qualche ora filata...tanto qui c'è calma piatta. Alle 20,30 siamo già sotto le coperte, chi in cabina, chi in cuccetta...l'importante è dormire! Alle 3 di notte ci svegliamo praticamente tutti assieme, te credo...abbiamo i ritmi biologici che sono andati a ramengo e l'andare a dormire come le galline certamente non aiuta. Ma ormai il Capitano è arzillo e sprizza energia da tutti i pori (ma come faaa???) e allora tira fuori le vele e si riparte. Io e Jacopo basiti invece torniamo a letto. E arriviamo quindi all'alba del 4° giorno, oggi è venerdì e il vento ce l'abbiamo in faccia, si bolina ma sempre fuori rotta verso Nord che sembra il bordo buono. Mi faccio l'ovetto sbattuto (grazie a Jacopo che me l'ha riportato alla memoria...penso di essere stata ancora bambina l'ultima volta che l'ho assaggiato) e poi con dentro un goccio di caffè è delizioso. Ne faccio uno senza caffè per Marco, che è già agitato naturale come dice lui, ma con la barca sbandata apro lo stipetto di sopravento e con un paio di onde al momento giusto tre uova decidono di saltar fuori contemporaneamente dalla confezione, una la salvo le altre due finiscono spiaccicate sul pavimento. E qui arriva la mia frase d'apertura: ma chi me l'ha fatto fare?? Frustrata ed abbattuta, mi viene quasi da piangere, ma arriva in mio soccorso Capitan Marco che in un battibaleno pulisce, lucida, fa il comico e sparisce di nuovo in qualche zona della barca a fare uno dei suoi tanti lavoretti, intervallando con qualche contatto radio con i cargo che passano in lontananza ai quali chiediamo le previsioni meteo. Ci confermano Nord per domani e dopodomani. Nel frattempo non si va neanche più di bolina, riaccendiamo il motore e questa volta gli affibbiamo il pilota automatico che in qualche modo si barcamena e più o meno tiene la rotta verso Madeira.
Pranziamo finalmente tutti assieme in pozzetto, non proprio secondo le regole del galateo, ma ci gustiamo un dignitoso riso con i peperoni, sotto il sole e con il buonumore. Dopo pranzo Marco riesce ad effettuare un contatto radio (con la SSB) con un radioamatore italiano che avevamo già “incontrato” in Mediterraneo sulla via di Alicante. Anche lui ci dà le previsioni meteo e gli affidiamo il compito di mandare un sms a Luca, il nostro mitico coordinatore a terra e grande amico che ci assiste sempre, per fargli sapere le nostre coordinate e che stiamo tutti bene.
Le ansie, il torpore e la svogliatezza sembrano svaniti...chissà. Forse ci voleva solo qualche giorno per prendere i ritmi. Siamo ormai a metà strada, sta ricominciando a piovere ma non fa più paura come prima. Certo ti senti sempre vulnerabile di fronte a lui, il grande oceano che devi sempre rispettare e temere. Spero solo che sia lui che il vento siano clementi e ci spingano velocemente a destinazione.
V e VI giorno: mai rilassarsi in mare!!
Le previsioni che avevamo raccolto dai contatti radio con i cargo di passaggio e confermate dal radioamatore italiano davano un N-N/O sui 10 nodi per oggi e 20 per domani... non è stato così.
Eravamo rimasti al pomeriggio assolato e tranquillo del IV giorno... tutto prosegue con regolarità anche il V giorno anche se ci sono una ventina di nodi da N/O anziché 10. La continua bolina ci fa capire che non siamo ancora in grado di affrontare la vita sottocoperta in maniera meno scomoda. Con la barca così sbandata non siamo nemmeno in grado di cucinare, ma ci sfamiamo con crackers, frutta, vitamine, biscotti e tutto ciò che di già pronto c'è. E qui piovono i complimenti del capitano e del tripulante alla sottoscritta quale first mate, ossia in qualità di Secondo della barca, per aver rifornito adeguatamente la cambusa di cibarie veloci e svariati snacks...è la prima volta che ricevo complimenti per non saper cucinare!! Le più elementari azioni diventano delle imprese...anche solo il fatto di andare in bagno...l'equilibrio è molto precario, e vige la regola “una mano per te e una per la barca” nel senso che con una ti tieni sempre aggrappato e con l'altra cerchi di fare tutto ... non conto più ormai le botte che ho preso e i muscoli sono costantemente tesi nello sforzo di rimanere in piedi puntellata. Ma tant'è ..se vuoi procedere ti devi adattare. La sera del V giorno (sabato) il vento è sempre da N/O...durante il mio turno da mezzanotte alle 2.00 la navigazione risulta buona..abbiamo fuori mezzo fiocco e la randa con tre mani ...la barca fila liscia ma il vento comincia ad aumentare, Marco mi dice: “prova a non farti ipnotizzare dalla bussola e segui le stelle ..quelle tre che vedi davanti”...io guardo ma davanti a me vedo solo buio pesto, anche perchè c'è il dogger davanti e sopra che, con il plexiglass, toglie molta nitidezza alla visuale. Signori abbiate pietà ma non sono certo un vecchio lupo di mare, metti poi che mi mancano anche un paio di diottrie ..io mi affido alla bussola, il gps lo guardo anche ma non mi trovo molto bene e cmq tendo a non fare troppo affidamento su tutta questa elettronica..non si sa mai che da un momento all'altro decida di lasciarci a piedi..meglio servirsi dei mezzi tradizionali. Il vento resta stabile con il turno di Jacopo (abbiamo ridotto i turni di notte a 2 ore a testa...e tenuto 2 e mezza di giorno) poi alle 4.00 comincia Marco e qui il vento prende forza. Mi sveglio da sola poco dopo le sette ...Marco doveva chiamarmi alle 6..ma fuori la situazione è alquanto cambiata...il vento aumenta ancora.
E da qui iniziano 24 ore di.....
Faccio una premessa...se qualcuno mi chiedesse ora: Vorresti rivivere l'ultima settimana che hai vissuto? Probabilmente direi di no di botto, ma poi a mente serena come ora, penso che quello che vivi ti lascia dei segni o delle conseguenze che sono influenzate dai tuoi stati d'animo interiori di una certa fase della tua vita...credo che un viaggio in mare sia in grado di tirar fuori gran parte delle risorse e debolezze di ognuno...è un viaggio dentro, eccome se lo è....Mamma mia!
Quando abbiamo iniziato a scrivere questo blog pensavo che avrei seguito il suggerimento del Mauri, il quale da capace commerciale con buona esperienza nel campo editoriale mi invitava a scrivere solo gli aspetti belli e piacevoli del viaggio...insomma quello che la gente vuole leggere, mi disse.
Ma credo che non lo farò...scriverò anche le esperienze brutte e i momenti difficili, perché altrimenti mi sembrerebbe di non condividere totalmente con voi il viaggio. Poi forse a volte farò preoccupare un po' di più familiari e amici ma in realtà le cose che sembrano subito così tragiche poi in poco tempo assumono un aspetto molto più normale...ci si abitua insomma. E poi comunque la barca si è dimostrata al di sopra delle aspettative.
La burrasca che abbiamo trovato non è certamente l'ultima...probabilmente ce ne saranno altre e forse anche peggiori, ma la prima fa sempre un po' di impressione...poi quella successiva magari ti farà pensare che la precedente era una cazzata al confronto, ma anche tu sarai un po' più esperto, più preparato a vivere certe situazioni ..e avanti così.
Siamo quindi alla mattina di domenica ..è iniziato il 6° giorno di navigazione, mancano circa 170 Miglia. Il vento raggiunge una velocità attorno ai 30 nodi e l'onda continua a crescere...Marco è stanco e mi chiede se me la sento ...io vorrei dirgli di no ma vedo che ha bisogno di chiudere gli occhi e non posso non farlo. I primi minuti al timone ho lo stomaco paralizzato ..paura ..non so se riesco a portarla...e invece Cheri è una sorpresa: il timone è leggero, sento la barca stabile e lei fila via dritta tra le onde con una facilità incredibile. Sento le onde che arrivano, alzano la poppa e comincio a contare i secondi che impiega l'onda a passare ..1...2...3...sembrano interminabili...ma come fanno ad essere così lunghe queste onde...e soprattutto quanto saranno alte?? Stando al timone e guardando avanti non ti rendi conto ...senti che arrivano e cerchi di anticiparle poggiando ...se ci riesci bene la barca procede quasi noncurante, ma poi ci sono quelle più grosse che immancabilmente ti sorprendono e la barca si inclina andando all'orza e tu cerchi di tenere il timone poggiato più che puoi...poi quando è passata ti giri a guardarla e non credi possibile che possa essere così alta, Jacopo ha coniato il termine di onde-condominio e vi assicuro che la definizione rende perfettamente l'idea. Ovviamente le mie descrizioni sono rapportate al mio non elevato livello di esperienza al timone..e questo mi porta ad ingigantire le cose, ma probabilmente per un timoniere esperto e agli occhi dello stesso Marco la situazione sarà sembrata molto più gestibile.
Resta il fatto che mi rimarranno sempre impresse nella mente quelle “voragini” che vedevo girando lo sguardo a dritta e che diventavano “montagne” a sinistra, dopo averci sollevato.
Gli stessi esperti si saranno chiesti quanto invelati eravamo e la risposta è: siamo rimasti tutto il tempo con la randa terzarolata a 3 mani e un terzo di fiocco....non c'è stato il tempo di issare la tormentina o ammainare la randa e farlo poi sarebbe stato difficoltoso...ma le vele erano perfettamente a segno e la barca era davvero molto equilibrata.
Le ore passano e la situazione non cambia affatto...al terzo cambio di turno prima di riprendere il timone guardo Marco e gli dico “questa è una delle cose più difficili che ho fatto in vita mia..voglio che finisca presto”. Neanche fosse colpa sua povero! E' stata mia l'idea della tappa a Madeira e ho insistito per andarci, quando invece potevamo andare giù dritti alle Canarie come fanno quasi tutti.
E' la seconda volta che il meteo ci frega così platealmente ma d'altra parte sono previsioni meteo e come tali prevedono, mica ti danno la certezza!
Siamo tesi e stanchi e l'idea che presto arrivi il buio mette addosso ancora più angoscia..chi se la sente poi di continuare brancolando nell'oscurità? Marco decide di provare a mettere la barca in cappa per vedere come si comporta...poche manovre fatte con estrema prudenza e ad un tratto Cheri è quasi ferma e tutto sembra placarsi. Scarrocciamo verso sud ovest con una velocità media di 2-3 nodi... è un sogno rispetto all'incubo di prima.
Ok si può fare.... ma finchè non arriva realmente la notte il Capitano decide di continuare a navigare. Andiamo avanti fino alle 21.00 poi rifacciamo il giochetto di prima e tiriamo un sospiro di sollievo. Decidiamo comunque di restare fuori in due di guardia in pozzetto, mentre il terzo si riposa. Fino alle 23.00 ho la compagnia di Jacopo e ci raccontiamo un po' delle nostre vite, intervallando i controlli al gps, bussola, timone bloccato e un occhio con le torce alle vele. Poi lui crolla e insisto perchè vada giù a dormire. Faccio un'altra ora e mezza da sola, rannicchiata come meglio posso al riparo dalle raffiche, ma ben legata e coperta. E' una situazione quasi surreale....il vento non fischia, URLA ed è un continuo. Ormai abituata all'oscurità vedo i contorni delle nuvolone sopra di me che si spostano velocemente e ogni tanto si apre una squarcio con qualche stella ...e non so perchè ma mi conforta. Poi gli occhi tendono a chiudersi, ma ci pensano le raffiche a risvegliarmi fino a quando non resisto più e chiamo il cambio. Salgono Marco e Jacopo e mi addormento giù sentendo le loro voci che iniziano a chiaccherare.
Alle 5.00 ritorno fuori e trovo Marco che sta timonando! Lui sorridendo mi dice che gli sembrava avesse cominciato a mollare e quindi ha deciso di ripartire. In realtà a me sembra tale e quale a prima... mi metto al timone mentre Marco decide di restare in pozzetto e prova a riposare semi sdraiato sulla seduta al mio fianco. Dopo un'ora comincio ad avvertire un accenno di miglioramento e via via sempre di più...il vento si sta spegnendo, poi arriva l'alba e tutto diventa di nuovo molto più facile. La nostra velocità è ancora sui 6 nodi di media, quindi alta considerando gli standard di Cheri e le miglia all'arrivo ora sono solo 70. Facciamo un paio di conti e se riusciamo a tenere una media di 5 nodi dovremmo essere a destinazione entro le 10-11 della sera (lunedì).
Le onde sono ancora molto alte, ma il vento è girato a N/E e ora quasi non lo senti più perchè spinge bene a poppa e il cielo sembra intenzionato a rasserenarsi. Non so se è lo strascico della tensione e/o adrenalina per la bramosia di arrivare ma mi sento carica, sento che potrei andare avanti tutto il giorno senza problemi. Anche tra i turni successivi provo a riposare ma è impossibile...sono costantemente in attesa di sentire qualcuno che gridi: TERRAAAA!! E finalmente quell'urlo arriva e mi precipito fuori a guardare e commossa vedo quelle forma un po' più scura all'orizzonte con alcune piccole vette che spuntano. E' Porto Santo, la piccola isola dell'arcipelago di Madeira che è la prima si incontra arrivando da N/E. Che gioia ragazzi, mi sembra di rinascere. Perfino un bel branco di delfini è arrivato a darci il benvenuto , saranno una ventina e corrono con noi regalandoci anche qualche bella foto.
Intanto il profilo dell'isola si ingrandisce sempre di più e fervono i preparativi per studiare l'atterraggio.
Il portolano spiega che sia la Capitaneria che il Marina chiudono alle 17.00. Proviamo a contattarli con il VHF ma non abbiamo risposta. Sono le 16.00, forse siamo ancora fuori portata visto che mancano 25 miglia oppure le montagne impediscono il segnale visto che il porto è sul lato S/E. Anche per i cellulari non c'è ancora campo, ma comunque l'entrata in porto non sembra presentare problemi, ci sono solo un paio di piccoli moli del Marina ma si può dare ancora anche all'interno del porto. Riproviamo a chiamare invano fino all'arrivo...poi entriamo e cominciamo a fare un paio di giri all'interno per trovare il posto giusto, ci sono già quattro barche alla fonda, da una di queste esce un tipo che ci vuole dare delle indicazioni visto che è buio ...io sono al timone e con il motore acceso non sento bene...ma ad un certo punto sento Marco, che è a prua con Jacopo, che parla al tale in italiano.... pensa te ... la prima persona che ci accoglie in questo rifugio in mezzo all'oceano è pure un connazionale! Diamo ancora, spengo il motore e bacio il timone ringraziando Cheri di averci portato fin qui. Penso di capire perchè questo posto si chiama Porto Santo... sicuramente tutti gli equipaggi che arrivano qui gli sussurrano una benedizione e io non posso che fare lo stesso.

Oggi è giovedì 15 novembre, siamo qui da lunedì sera appunto e ci sono voluti un paio di giorni per rientrare nei ritmi “normali”. La mattina seguente al nostro arrivo, dopo una dormita galattica mi sveglio con le voci dei nostri vicini di barca che sono venuti con il tender a presentarsi ufficialmente. Lui Beppe, italiano, lei Cristina, croata e si portano appresso la loro bimba Martina di un anno e mezzo.
Sono arrivati Sabato partendo un giorno prima di noi da Gibilterra. Hanno beccato anche loro la burrasca ovviamente ma Beppe ci racconta che è andato quasi sempre con il pilota automatico e si metteva la sveglia ogni 12 – 20 minuti per uscire a controllare e riuscendo pure a dormire anche tra questi intervalli brevissimi, mentre Cristina riusciva ogni tanto a fare un paio d'ore al timone ma la maggior parte del tempo seguiva la bambina che però era assolutamente a suo agio visto che va in barca da quando aveva 10 giorni, cullata in un'amaca appesa al cielino della dinette. Vogliono anche loro girovagare per il mondo per qualche anno con la loro barca che è un Amel Sharki 39, praticamente l'evoluzione della nostra Amel Euros 41. Ci danno un po' di dritte basilari per cominciare a muovere i primi passi qui e si parla ovviamente subito del meteo. Per giovedì, ossia oggi, è prevista un'altra botta da 30 nodi da Ovest e non è proprio l'ideale per spostarci a Madeira che è a 40 miglia a S/O da qui. Loro vogliono partire quindi il giorno successivo....noi intanto abbiamo una necessità molto più impellente: LA DOCCIA! Non vi descrivo il mio look dopo una settimana di navigazione....mi faccio paura da sola guardandomi allo specchio. Scendiamo con il tender e ci attende a terra l'ufficiale della Capitaneria che ci fa la registrazione di entrata e poi ci manda al Marina, dove ci dicono che per stare all'ancora dentro al porto si pagano 21 € al giorno con docce comprese. Per attraccare ai moli sono 35 € con in più elettricità ed acqua.
Ok per la prima ... poi vedremo. Verso l'una si va in paese che è a 1 km e mezzo a piedi. E' carinissimo. L'isola è minuscola, copre poco più di 50 km quadrati di superficie ma ha una splendida spiaggia dorata lunga più di 5 km e sulla quale si riversano anche tutti gli abitanti di Madeira durante i fine settimana o nelle vacanze perchè quest'ultima pur essendo 5 volte più grande di Porto Santo non ha spiagge ma solo scogli e coste che frangono a strapiombo nell'oceano. Indi per cui i traghetti arrivano colmi di gente che si fa un paio d'ore di tragitto per venire qui a stendersi al sole. Ma adesso siamo fuori stagione e ci sono solo i locali che sono poco meno di 5 mila anime.
In più la troviamo molto verde...avevo letto che era molto più arida e brulla di Madeira, perchè vulcanica, ma ci dicono che ci sono state piogge inusuali i giorni scorsi che l'hanno sì coperta di un manto verde ma hanno avuto anche un sacco di frane.
Pranziamo in paese da veri turisti questa volta e ce lo meritiamo pure, poi con la WI-FI aperta ovunque scarichiamo le grip del meteo e arriviamo anche noi alla conclusione che è meglio ripartire, non il giorno dopo ma addirittura la sera stessa, perchè altrimenti saremmo costretti a fermarci qui fino a venerdì. Breve giro dell'isola, (un paio d'ore bastano per visitare almeno la metà di essa), e poi ritorno in barca per prepararci a ripartire. Se partiamo alle 10 dovremmo essere lì per la mattina, ma quando Marco prova a recuperare la prima parte della catena si accorge che qualcosa la blocca. E' già buio..che fare?? Proviamo a fare mille manovre per girare attorno a quell'ostacolo che sta lì sotto e liberarci ma niente da fare. Riproviamo ancora e dopo un paio d'ore di tentativi ci arrendiamo. Ok non si può partire....aspettiamo domani mattina. Beppe ci presta la sua bombola così Marco potrà immergersi e andare a disincagliare sta benedetta catena. (ennesima sfiga!).
La mattina dopo appena apre il Marina ci presentiamo lì e spieghiamo la situazione... Il Capitano con un'ottima diplomazia mette il problema nelle loro mani visto che abbiamo pagato loro per dare ancora e quindi ora ci devono togliere dai guai. Io invece ero già pronta alla scenata isterica ma devo dire che si sono dimostrati molto disponibili e dispiaciuti per l'accaduto. “Non era mai successo prima” ci dicono... “E te pareva!!” dico io. Arrivano con il sommozzatore...poco dopo risale e ci spiega che la catena gira sotto un corpo morto di cemento e non c'è verso di sfilarla. Il Capitano si fa i complimenti da solo per come riesce a dar ancora...l'avete già letto no? Dopo un po' di prove a motore e un paio di strattoni che impensieriscono Marco, conveniamo di sganciare la catena dalla barca e con una boa lasciare lì tutto, invitandoci ad attraccarci ai pontili per ovviare al disagio creatoci. Nel pomeriggio fanno arrivare anche un peschereccio per un altro tentativo: questo tira a tutta birra ma la catena non si muove e non c'è la possibilità di agganciare il masso per spostarlo. Nel frattempo piove a dirotto e c'è un ventone...si rimandano tutte le operazioni a giovedì.
Ci consoliamo con un invito a cena da Beppe e Cristina, che ci prepara delle ottime tagliatelle fatte in casa (barca) con il ragù. Alla fine hanno deciso di aspettare qui che passi la buriana. Poi se nel frattempo ci liberiamo, si va a Madeira assieme.
Oggi là fuori ci sono i 25 nodi come previsto, ma almeno il cielo è sereno e noi siamo qui al sicuro. Sto finendo di aggiornare il blog e siamo in attesa che arrivi il responsabile del Marina a darci notizie. Che si fa con la nostra catena?? Noi domani o max sabato vogliamo partire, anche perchè domenica arrivano Cupi e Ischi a Madeira e dobbiamo essere lì per imbarcarli.
La prossima puntata ...forse a domani!

1 commento:

  1. Ciao Silvia! bellissimo racconto! barca non vuol dire solamente sole e caldo, blu mare ed azzurro cielo...
    Adesso proverò a tradurre tutto a Conny.
    Un abbraccio forte ad entrambi.
    Claudio

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