domenica 18 novembre 2012

Ieri sono riuscito a ricontattare una amica, che voleva sapere come trascorro le mie giornate.
Sono riuscito solo a darle una scansione cronologica della giornata, delle differenze tra giornate trascorse all'ormeggio e quelle in navigazione.
In realtà la differenza è enorme come trasformazione dei propri ritmi biologici.
Inoltre su Chery alcune differenze sono ancora maggiori; per esempio il pilota automatico lo è solo quando siamo a motore sia per problemi di consumo energetico (materia sulla quale dovremmo spendere parecchie considerazioni e non solo nel prossimo periodo) sia capacità dello stesso; questo ci porta a notevoli sforzi fisici soprattutto notturni dove la bussola ti ipnotizza soprattutto nelle notti buie che abbiamo passato.
Ed infatti considero che queste difficoltà incontrate ma perfettamente superate dall'equipaggio siano state soprattutto di ordine psicologico e di stanchezza emotiva.
Partiti da Gibilterra, dopo settimane di pioggia che condizionavano ritmi e spostamenti oltre alla vita quotidiana (l'umidità che si formava in barca per differenziale termico, alcuni punti d'infiltrazione, le cerate bagnate appese dappertutto), in una finestra meteo attesa da oltre 3 settimane ha creato una situazione mentale di “SCAPPIAMO DA QUI” alla ricerca di qualcosa di finalmente meno umido.
Ma il meteo non era completamente consolidato e quindi all'avvicinarsi della notte i lampi intorno a noi si vedevano distintamente. Erano lampi ed i tuoni non si sentivano, quindi molto lontani, ma vi assicuro che per un debuttante sulla scena dell'oceano la notte senza luna ne stelle (non si vide neppure il tramonto, senza un confine netto dell'orizzonte, con quella cosa inquietante del lampo che squarcia le tenebre e la considerazione che siamo molto indifesi ti toglie quel qualcosina di serenità.
Certo la notte, qui arriva in un attimo i tramonti sono molto veloci e più scenderemo di latitudine e più veloci saranno, si riducevano le vele per diminuire la velocità, ma in oceano serve anche mantenere la velocità per affrontare le onde, ed i primi giorni queste erano un po' confuse, incrociate mentre il 1° giorno e notte alcune frangevano alle spalle del timoniere... a proposito lampi davanti e rumore di onde che frangono dietro non male per i miei due tripulanti che ovviamente erano dubbiosi sulle proprie capacità di conduzione (anche se Silvia aveva tenuto il timone in situazioni di vento e mare peggiori tra Mahon ed Ibiza, l'impatto con l'oceano ha avuto il suo effetto mentale).
Qui le capacità di Kirk Amel come progettista di barche devo dire che mi hanno sorpreso, la stabilità di rotta e la facilità di conduzione soprattutto con mare formato sono fantastiche.
Insomma tutte queste paure e difficoltà in una navigazione lunga si sono fatte sentire.
Ma al contrario di quanto scritto sopra anch'io ho sopportato il mio carico di pressione emotiva e psicologica: da un lato non potevo dimostrarmi insicuro nei confronti dell'equipaggio, dall'altro
ero l'unico cosciente delle condizioni dello stato della barca (reali o presunte che queste fossero) che mi spingevano costantemente a considerare se questa o quella cosa avrebbe retto e quali conseguenze avrebbe portato in caso di rottura. Certo non forzare la barca sarebbe servito ma anche una condizione meteo in evoluzione richiedeva un arrivo celere. Essere stato da solo e senza la responsabilità nei confronti di Silvia e Jacopo forse sarebbe stata una condizione mentale più facile.
Il test di Chery non è praticamente stato fatto, appena in condizioni di galleggiare (e devo ammettere che galleggia molto bene, sono molto soddisfatto per ora dei lavori fatti da Ramon a bocca di Magra) siamo partiti anche se consci di non essere perfettamente a punto. Il motto era di tempo ne abbiamo e faremo un po' alla volta.... si ma io sono apprensivo o paranoico come preferite, e non sapere di poter contare al 100% su qualcosa mi mette in uno stato d'agitazione, d'altronde gli insicuri sono così, controllano maniacalmente ogni cosa alla ricerca di una sicurezza che invece devono trovare dentro di se. Sto considerando i tempi di navigazione, fino a qui abbiamo corso, quando eravamo fermi non sapevamo per quanto e diventa impossibile programmare dei lavori se non si sa se si ha tempo per svolgerli. Forse è il caso di fermarsi alle Canarie, sia perchè pare siano forniti di tutto sia per i contatti che abbiamo in quell'arcipelago.
Siamo in ritardo per fermarci alle Canarie? Avrei preferito arrivarci prima indubbiamente...
Ma il meteo, il boma ed ora ancora e catena ci stanno condizionando.
Tornando alla navigazione adattarsi ad una vita in a vele spiegate non è mai semplice: il sonno, l'adattamento termico (il dogger rigido di Chery è una manna) e l'alimentazione ne sono condizionati e fisico e mente ne risentono.
Comunque ragazzi è andata e per quanto difficile o facile possa essere/apparire l'emozioni provate valgono la candela.
Una vita d'emozioni e di bellezza va sempre vissuta. Si perché, se viste le situazioni narrate su questa navigazione con lo spirito giusto, risultano di una magnificenza incredibile e pure quelle notti con la visibilità ridotta all'albero di maestra Chery correva a 6,5 nodi di media tra le accelerazioni e le decelerazioni tra le onde che non vedevi ma dovevi intuire e/o sentire rimarranno sempre con me.
Si le onde oceaniche sono proprio emozionanti ma forse ne parlerò un'altra volta.
Ora sto aspettando che passi anche questo WE in questo porto. Qui è strano, il we gli uffici del marina sono chiusi (compresi i bagni), chi arriva non trova nessuno a chi chiedere,se non agli altri naviganti che sono qui. Ma siamo rimasti in pochi in attesa della prossima ondata portata dal una finestra meteo. Un catamarano di Vienna in attesa da 3 settimane di un pezzo, un barchino tedesco di una coppia molto schiva, noi e ieri sono arrivati 2 francesi su di un vecchio Jeanneau.
Gli altri sono partiti... che differenza dai marina del Mediterraneo qui tutto passa, le nuvole come le barche, l'acqua come il vento, per acqua mi riferisco all'acqua del porto che, con una marea di 2 metri svuota e riempi il bacino con una forza incredibile. Le barche qui si sentono importanti, fanno bella mostra di sé, tutte hanno un particolare interessante da scoprire, raccontano qualcosa dei loro ospiti. VIVONO.

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