Ieri sono riuscito a ricontattare una
amica, che voleva sapere come trascorro le mie giornate.
Sono riuscito solo a darle una
scansione cronologica della giornata, delle differenze tra giornate
trascorse all'ormeggio e quelle in navigazione.
In realtà la differenza è
enorme come trasformazione dei propri ritmi biologici.
Inoltre su Chery alcune differenze sono
ancora maggiori; per esempio il pilota automatico lo è solo
quando siamo a motore sia per problemi di consumo energetico (materia
sulla quale dovremmo spendere parecchie considerazioni e non solo nel
prossimo periodo) sia capacità dello stesso; questo ci porta a
notevoli sforzi fisici soprattutto notturni dove la bussola ti
ipnotizza soprattutto nelle notti buie che abbiamo passato.
Ed infatti considero che queste
difficoltà incontrate ma perfettamente superate
dall'equipaggio siano state soprattutto di ordine psicologico e di
stanchezza emotiva.
Partiti da Gibilterra, dopo settimane
di pioggia che condizionavano ritmi e spostamenti oltre alla vita
quotidiana (l'umidità che si formava in barca per
differenziale termico, alcuni punti d'infiltrazione, le cerate
bagnate appese dappertutto), in una finestra meteo attesa da oltre 3
settimane ha creato una situazione mentale di “SCAPPIAMO DA QUI”
alla ricerca di qualcosa di finalmente meno umido.
Ma il meteo non era completamente
consolidato e quindi all'avvicinarsi della notte i lampi intorno a
noi si vedevano distintamente. Erano lampi ed i tuoni non si
sentivano, quindi molto lontani, ma vi assicuro che per un debuttante
sulla scena dell'oceano la notte senza luna ne stelle (non si vide
neppure il tramonto, senza un confine netto dell'orizzonte, con
quella cosa inquietante del lampo che squarcia le tenebre e la
considerazione che siamo molto indifesi ti toglie quel qualcosina di
serenità.
Certo la notte, qui arriva in un attimo
i tramonti sono molto veloci e più scenderemo di latitudine e
più veloci saranno, si riducevano le vele per diminuire la
velocità, ma in oceano serve anche mantenere la velocità
per affrontare le onde, ed i primi giorni queste erano un po'
confuse, incrociate mentre il 1° giorno e notte alcune frangevano
alle spalle del timoniere... a proposito lampi davanti e rumore di
onde che frangono dietro non male per i miei due tripulanti che
ovviamente erano dubbiosi sulle proprie capacità di conduzione
(anche se Silvia aveva tenuto il timone in situazioni di vento e mare
peggiori tra Mahon ed Ibiza, l'impatto con l'oceano ha avuto il suo
effetto mentale).
Qui le capacità di Kirk Amel
come progettista di barche devo dire che mi hanno sorpreso, la
stabilità di rotta e la facilità di conduzione
soprattutto con mare formato sono fantastiche.
Insomma tutte queste paure e difficoltà
in una navigazione lunga si sono fatte sentire.
Ma al contrario di quanto scritto sopra
anch'io ho sopportato il mio carico di pressione emotiva e
psicologica: da un lato non potevo dimostrarmi insicuro nei confronti
dell'equipaggio, dall'altro
ero l'unico cosciente delle condizioni
dello stato della barca (reali o presunte che queste fossero) che mi
spingevano costantemente a considerare se questa o quella cosa
avrebbe retto e quali conseguenze avrebbe portato in caso di rottura.
Certo non forzare la barca sarebbe servito ma anche una condizione
meteo in evoluzione richiedeva un arrivo celere. Essere stato da solo
e senza la responsabilità nei confronti di Silvia e Jacopo
forse sarebbe stata una condizione mentale più facile.
Il test di Chery non è
praticamente stato fatto, appena in condizioni di galleggiare (e devo
ammettere che galleggia molto bene, sono molto soddisfatto per ora
dei lavori fatti da Ramon a bocca di Magra) siamo partiti anche se
consci di non essere perfettamente a punto. Il motto era di tempo ne
abbiamo e faremo un po' alla volta.... si ma io sono apprensivo o
paranoico come preferite, e non sapere di poter contare al 100% su
qualcosa mi mette in uno stato d'agitazione, d'altronde gli insicuri
sono così, controllano maniacalmente ogni cosa alla ricerca di
una sicurezza che invece devono trovare dentro di se. Sto
considerando i tempi di navigazione, fino a qui abbiamo corso, quando
eravamo fermi non sapevamo per quanto e diventa impossibile
programmare dei lavori se non si sa se si ha tempo per svolgerli.
Forse è il caso di fermarsi alle Canarie, sia perchè
pare siano forniti di tutto sia per i contatti che abbiamo in
quell'arcipelago.
Siamo in ritardo per fermarci alle
Canarie? Avrei preferito arrivarci prima indubbiamente...
Ma il meteo, il boma ed ora ancora e
catena ci stanno condizionando.
Tornando alla navigazione adattarsi ad
una vita in a vele spiegate non è mai semplice: il sonno,
l'adattamento termico (il dogger rigido di Chery è una manna)
e l'alimentazione ne sono condizionati e fisico e mente ne risentono.
Comunque ragazzi è andata e per
quanto difficile o facile possa essere/apparire l'emozioni provate
valgono la candela.
Una vita d'emozioni e di bellezza va
sempre vissuta. Si perché, se viste le situazioni narrate su
questa navigazione con lo spirito giusto, risultano di una
magnificenza incredibile e pure quelle notti con la visibilità
ridotta all'albero di maestra Chery correva a 6,5 nodi di media tra
le accelerazioni e le decelerazioni tra le onde che non vedevi ma
dovevi intuire e/o sentire rimarranno sempre con me.
Si le onde oceaniche sono proprio
emozionanti ma forse ne parlerò un'altra volta.
Ora sto aspettando che passi anche
questo WE in questo porto. Qui è strano, il we gli uffici del
marina sono chiusi (compresi i bagni), chi arriva non trova nessuno a
chi chiedere,se non agli altri naviganti che sono qui. Ma siamo
rimasti in pochi in attesa della prossima ondata portata dal una
finestra meteo. Un catamarano di Vienna in attesa da 3 settimane di
un pezzo, un barchino tedesco di una coppia molto schiva, noi e ieri
sono arrivati 2 francesi su di un vecchio Jeanneau.
Gli altri sono partiti... che
differenza dai marina del Mediterraneo qui tutto passa, le nuvole
come le barche, l'acqua come il vento, per acqua mi riferisco
all'acqua del porto che, con una marea di 2 metri svuota e riempi il
bacino con una forza incredibile. Le barche qui si sentono
importanti, fanno bella mostra di sé, tutte hanno un
particolare interessante da scoprire, raccontano qualcosa dei loro
ospiti. VIVONO.
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