La vita ci riserva sempre
delle sorprese, a volte belle altre volte meno, ma sono sorprese che
comunque portano un effetto.
Quando abbiamo iniziato
questo viaggio abbiamo subito perso di vista il vero senso di esso,
quello che aveva sostenuto il nostro sogno nei due anni precedenti e
che ci aveva dato il coraggio di mollare tutto e partire. Il senso
era di trovare la nostra perduta o forse mai avuta serenità
interiore in qualche posto del mondo, che ci permettesse di vivere
con uno stile di vita ben diverso da quello che lasciavamo, più
semplice sicuramente ma più genuino, più naturale.
E l'impresa più
ardua come ho già scritto è viaggiare dentro noi
stessi...io non l'ho fatto...Marco sì.
Io sono partita carica di
convinzioni, piena di energia e motivazioni, ma con la stupida
illusione che solo una volta arrivati nel posto ideale avrei
cominciato ad essere quella persona che mi piacerebbe essere. E
quindi il viaggio è diventato subito una corsa per arrivare
là, ma dove là? Brasile? Pacifico? Nuova Zelanda? Cosa
significano questi posti? Felicità? Serenità?
Cambiamento interiore?
Sì, pensavo
questo...ero convinta che questi paesi così diversi dalla
nostra Europa fossero in grado di farmi fare quel passaggio, quel
click per staccare completamente dalla vita di prima e quindi tutto
quello che vivevamo sulla strada era poco significativo, piacevole..
questo sì, ma non determinante per il mio scopo. Bisognava
andare, correre, mettere a posto la barca e andare di là prima
che finisse la stagione per farlo. La stessa cosa faceva Marco, ma
lui aveva già cominciato, forse inconsciamente, un cambiamento
interiore.
Le difficoltà che
abbiamo incontrato, la sfortuna che ci ha accompagnato in diverse
occasioni è stata da noi ingigantita come una vera e propria
sventura che voleva impedire il nostro proseguimento, ma a ripensarci
ora vedo tutto come normale, come un qualsiasi inconveniente che ti
capita a casa nella quotidianità (la lavatrice che non va
più, la macchina che non parte, il portafoglio o il cellulare
perso e così via...) solo che tutte queste cose sai come
gestirle perché sei nel tuo ambiente, conosci la procedura e
diventa solo un fastidio. In barca invece, quando vivi tutto per la
prima volta e in un ambiente che non sai come funzioni, la difficoltà
della lingua, la nostra stessa diffidenza, fanno diventare questi
incidenti montagne da scalare e ti ritrovi spossato e amareggiato
solo per non saper come recuperare un'ancora o cambiare un boma.
E questi stress forse ci
hanno indebolito, ci hanno messo la paura addosso di non farcela e se
poi ci metti anche che io queste cose me le facevo scivolare addosso
perché tanto c'era Marco che ci pensava e che quindi era lui
ad avere sulle spalle tutto, compresa la responsabilità di me,
il peso di non deludermi e di farmi felice, il dovere di soddisfare
anche le aspettative degli altri ragazzi che tanto hanno fatto per
noi in queste settimane, la conseguenza logica è una bomba
che scoppia.
E così è
stato, anche se le avvisaglie c'erano state, parole dette e paure
raccontate ma poi rinascoste sotto un'apparente tranquillità,
tutto ritornava normale e si andava avanti progettando lavori, date
di partenza, porti di arrivo. Quindi perché preoccuparsi? Non
ho notato che il mio capitano diventava magro e spento, non ho capito
che aveva bisogno che io mi curassi di lui, ma anzi mi innervosivo
perché le sue paure si manifestano sotto forma di continui
rimproveri e un continuo riprenderci sui nostri errori che lo
rendevano pesante e spesso insopportabile. Per cui era più
facile che andassimo allo scontro piuttosto che al dialogo e alla
comprensione.
Neanche il giorno della
prevista partenza non mi sono preoccupata quando il suo malessere è
sfociato in una pseudo influenza, neanche quando ci ha detto dei
suoi timori e la sua volontà di andare in “meditazione”
solitaria per un paio di giorni e quando l'ho visto tornare con il
sorriso il pomeriggio dell'ultimo giorno dell'anno ero convinta che
avesse superato tutto. Abbiamo trascorso un Capodanno allegro e
tranquillo con i nostri amici sulla barca di Jean-Michel e abbiamo
brindato al nuovo anno con i suoi racconti sui paesaggi visti durante
il suo cammino.
Solo il giorno dopo mi ha
confessato la sua intenzione a fermarsi, a parlarmi del suo blocco
solo al pensiero di riprendere il mare e da lì è
partita la mia disperazione, mi sono vista crollare i miei sogni
come un castello di carte e ancora una volta sono stata sopraffatta
dal rancore invece della comprensione. Ok l'onda mi ha travolto, ma
dopo aver versato tutte le lacrime che potevo ho cominciato a
parlare, ad ascoltare anche punti di vista esterni e in un attimo
tutto è stato chiaro.
Sono tornata da Marco per
riabbracciarlo e dargli il mio conforto. Abbiamo parlato e riparlato
per cercare di dare un nome o una colpa a questa brusca frenata, ma
non ci sono fantasmi del passato a cui dare una colpa, non ci sono
psico-drammi irrisolti o sensi di colpa troppo grandi per quel che
abbiamo lasciato irrisolto...anzi sarebbe facile dare la
responsabilità a questi.
Ma io credo che
semplicemente sia stato fatto un passo importante verso quel click
che volevamo ottenere....un primo step di quel famoso viaggio dentro
di noi.
Non importa quanti paesi
visiteremo e quanti non riusciremo a vedere...il senso di questa
avventura non è mandarvi una collezione di splendide cartoline
o raccontarvi di grandiose imprese veliche, ma parlarvi di un
percorso nostro che speriamo ci faccia crescere e diventare un po'
più saggi e sereni.
Abbiamo deciso che ci
fermiamo qui...non qui a Las Palmas, troveremo un posto tra queste
isole. Vogliamo finalmente adagiarci a quel dolce far niente per un
po', senza l'ansia della barca da mettere a punto per partire, che
invece diventerà semplicemente una casa per qualche tempo,
cammineremo di più e vivremo di più con le altre
persone di quei luoghi. Ci saranno giorni di passeggiate, nuotate,
letture e racconti. Non faremo ancora programmi...si vedrà
strada facendo.
Cari amici,
RispondiEliminainutile dire che mi si sono appena infranti i miei sogni di businnes nell'organizzare mini crociere in adriatico e mediterraneo con base a chioggia...
eh...
Voglio pensare che un periodo di riposo vi dia modo di trovare quello che il viaggio avrebbe dovuto darvi, non credo saranno le passeggiate, un pranzo, un libro. In fondo ora comincia un periodo di "vacanza".Prima o poi fra una settimana ,un mese, un anno, verrà spontaneo fare un'analisi e forse si sarà capito (chi prima chi dopo) che il viaggio è avvenuto ed ha portato i suoi frutti. Magari si arriva alla conclusione che non si cercava assolutamente niente, che la vita che si viveva non era brutta forse meritava di essere vissuta diversamente, gustando ogni momento senza pensare al passo successivo.
Mi viene in mente un piccolo fatto: L'ultima volta che abbiamo pranzato assieme conscio che non vi avrei rivisto per un lungo periodo mi dilungavo in stuppidaggini come quasi a voler fermare il tempo, mentre Marco mi disse che era tardi e aveva fretta. Io gli risposi, ma se ti sei preso una vacanza a tempo indeterminato! Mi salutò partendo. Ogi con il senno di poi spero prenda le cose con più leggerezza. Piru
Ammiro la vostra condivisione con noi dei vostri sentimenti e riflessioni cosi intimi e personali. Sono stati veri ed intensi, mi hanno fatto riflettere tanto. Queste entrate sul blog sono stati dei più belli proprio per le loro intensità ed e'proprio il viaggio interno a ciascuno di noi che ci accomuna con gli altri ovunque ci troviamo. R. Maharashi diceva "Altri sentieri si sforzano di raggiungere qualcosa, l'autoindagine cerca colui che fa lo sforzo". Vi auguro di ritrovare l'armonia e perché non qualche chilo! J. Lennon ha detto " La vita è quella che capita mentre stai facendo altri progetti". Per oggi vi lascio con un'ultima citazione di L.P. Smith "Ci sono due scopi nella vita: il primo è di ottenere ciò che vogliamo; il secondo di godercelo. Solo gli uomini(e donne) più saggi riescono a compiere il secondo." Vi auguro di passare al secondo.... mandandoci qualche
RispondiEliminabel foto comunque!!!!! <3