Dunque...intanto scusate
per il ritardo ma qui il fattore internet non è così scontato.
Prima di tutto grazie a
Luca che ha subito aggiornato il blog appena gli abbiamo dato notizia
del nostro arrivo a Sal. Cercherò di fare un riassunto di questa
nuova esperienza..ma so già che non riuscirò ad essere concisa,
quindi perdonatemi!
La partenza da El Hierro
è stata la conclusione di un'attesa un po' snervante, nel senso che
eravamo tutti bloccati lì per il ventone da S che per giorni aveva
messo un veto alle navigazioni verso latitudini più basse. Abbiamo
quindi dovuto aspettare l'esaurirsi della bassa pressione e poi è
arrivato quello da N ma era un pochino troppo forte tanto che un paio
di barche partite da altre isole delle Canarie per Capo Verde, si
sono dovute rifugiare nel nostro porticciolo a causa di 40 nodi e
onde da 4 metri che li hanno scossi un po'.
Gli amici tedeschi
(Indiana) decidono di partire lo stesso il giorno dopo e li vediamo
uscire sballottati dal mare lasciandoci un po' angosciati. Con le
altre barche rimaste si continua a parlare di meteo guardando
ininterrottamente le previsioni. Non c'è molto da dire: per almeno
una settimana ci sarà N-N/E tra i 20 e i 25 nodi, con punte di 30
ogni tanto. Ok sembra fattibile, vento in gran lasco sostenuto
...dovrebbe farci arrivare velocemente. Tutti sono concordi nel dire
che le raffiche che abbiamo lì in porto sono date dalle
accelerazioni tra le isole e anche l'onda dovrebbe essere molto più
lunga dopo qualche miglio fuori al largo. Così domenica ore 14
Cherazada toglie gli ormeggi seguita da i nostri vicini austriaci e
da Martigues per ultima. Si va bene e c'è il sole. GAS comincia il
suo turno e noi cerchiamo di adattarci al moto ondoso. Dopo una
trentina di miglia il mare è ancora con onde corte e confuse che ci
fanno rollare senza tregua. Scende il buio e il vento invece di
calare aumenta...(di solito è il contrario!). La barca nonostante
avessimo a riva solo 1/3 di fiocco, portata dalle ripide onde in
poppa diventa orziera; GAS fa fatica, sembra che a un certo punto non
riesca a tenere più la rotta. C'è qualcosa che non va, ma il mare è
troppo grosso per andare a poppa a vedere. Non ci resta altra scelta
che stare al timone. Notte infernale...la nausea aumenta di ora in
ora, la stanchezza pure e il tempo non accenna a migliorare. Ma
perchè finiamo sempre in queste situazioni???? Ogni volta che
affrontiamo l'oceano ci fa rimpiangere di averlo fatto! Arriva
mattina e con cautela e super legato Marco va a controllare il timone
a vento: opss si era solo scollegata la sicurezza contro gli urti
della pala! Tra imprecazioni e sospiri di sollievo ci affidiamo di
nuovo a GAS e stremati ci buttiamo in cuccetta. Impossibile mangiare
o bere...il mal di mare ha vinto con me e anche il Capitano ha
qualche attimo di cedimento. Sentiamo anche le altre barche al VHF e
come noi sono tutti KO e reduci da questo tremendo impatto. Almeno ci
avesse lasciato il tempo di abituarci! Mettici poi che il sole non si
vuol far vedere (e non lo farà per tutti gli altri giorni!), mettici
anche che le onde incrociate restano quasi sempre al traverso e ci
inondano il pozzetto almeno 2-3 volte al giorno, metti alla fine che
il vento non accenna a calare, ma anzi è costante sui 30 nodi con
punte di 35, il risultato è che restiamo rintanati per quasi tutto
il tempo dentro al nostro guscio, intervallando continui controlli
fuori. Arriviamo al terzo giorno e finalmente il fisico comincia a
dare segnali di ripresa, torna la fame e un po' di energia. Tutto
diventa più familiare e un po' meno spaventoso di come l'ho vissuta
la prima volta l'anno scorso, a parte il capitano che in un paio
d'occasioni colto a sorpresa dalle onde al traverso letteralmente
vola dalla cucina atterrando sul tavolo del carteggio per fortuna
senza danni. Le onde sono di nuovo molto alte e il mare sempre
grigio, ma in qualche modo riescono anche ad affascinarmi. I contatti
al VHF non riusciamo più ad averli, le altre barche ci hanno
distanziato oltre la portata della radio, ma con la SSB riusciamo ad
avere l'appuntamento delle 13.00 UTC con Laguna e Angelo, due
radioamatori che supportano tutti i giorni i viaggiatori italiani
erranti via mare. Molte barche stanno partendo ora dalle Canarie,
altri come noi sono già in mezzo. Ognuno dà la sua posizione e loro
ne prendono nota, facendo da ponte con le famiglie a casa se ce ne
fosse bisogno. Ci danno anche il meteo che continua imperterrito a
diramare questi 20-25 nodi...ma dove sono?? Qui sono sempre molti di
più! C'è una barca con 4 ragazzi diretti ai Caraibi, che si vede
costretta a ripiegare su Capo Verde dopo aver rotto il satellitare,
ma soprattutto i frenelli del timone. Devono fermarsi e sostituirli.
Il giorno dopo raccontano alla radio un nuovo danno subito, rolla
fiocco e strallo andati, ma sono già quasi a destinazione e riescono
ad armarne uno di fortuna per arrivare a Mindelo. E noi? I danni non
mancano per nessuno. Causa assenza del sole siamo bassi di batterie e
costretti quindi ad accendere il motore quasi tutti i giorni. Una di
queste volte non parte più. C'è qualcosa al motorino di avviamento.
Il pistoncino non riesce ad ingranare sulla corona dentata e non gira
…..
Paura io! Con la mente
mi vedo già a dover fare l'atterraggio a vela nella baia di
Palmeira...con questo vento!!!!!!!! Ma il mio Capitano è anche il
mio salvatore e con un paio di martellate e un paio di giri all'asse
del motore, di colpo torna il familiare rumore assordante che
stavolta però mi sembra così bellooo!! Bene dai...manca poco.
Secondo i nostri calcoli, mantenendo la media di 5 nodi, arriveremo
alle 12 di Sabato, in pratica 6 giorni esatti per coprire 710 miglia.
Ma invece la sfiga non è finita e nella notte tra giovedì e venerdì
il timone a vento non riesce più a tenere la rotta. Pensiamo si sia
sbloccata nuovamente la pala, ma in realtà Marco scopre che si è
tranciata una vite che regola il bilancino...il problema è che si
trova in un punto difficilissimo e non si riesce ad intervenire, con
questo mare poi rischieremmo troppo. Nuovamente affranti ci
rassegniamo all'idea di timonare per le ultime 36 ore con turni di 2
ore a testa. Mentalmente penso che non ce la farò..siamo solo in
due. Poi però scopri che ce la fai, anche se non riesci a dormire
sempre nelle due ore di riposo, trovi la forza comunque, sapendo che
fra poco arriverai. Ripensando al danno al timone a vento, capiamo
che la barca non era perfettamente equilibrata, che non vuole dire
però con le vele a segno. Abbiamo navigato solo con il fiocco, e mai
completamente aperto...anzi quasi sempre tra un terzo e metà della
vela. Ma la barca era sempre troppo orziera sulle onde, la forza di
questo mare ha spinto troppo su quella vite. OK siamo ancora poco
esperti di timone a vento e dobbiamo imparare a regolarlo meglio e
trovare il giusto assetto. Per fortuna non è un danno grave...appena
arriviamo lo sistemiamo. E finalmente arriviamo, stavolta col meteo
che ci prende: 20 nodi!!! Il vento sferza la costa bassa e arida di
Sal. Sentiamo Martigues al VHF che ci sta aspettando. Loro sono
arrivati ieri sera, una quindicina di ore prima di noi, con una buona
media di 6 nodi. Il catamarano Indiana invece ci ha messo solo 4
giorni, ma per tutti è stato un incubo. Doveva essere una bella e
divertente traversata e invece siamo tutti qui a fare la conta dei
danni. C'è un'altra barca francese che ha rotto il timone a vento,
Martigues, con un'onda che ha preso anche il tavolo da carteggio, ha
fatto fuori in un colpo solo inverter e radio SSB, completando con 4
pannelli solari fuori uso e un eolico che sembra non funzionare più.
Tutte le barche sono ricoperte di sale e di Kalima, la polvere del
deserto africano. I nostri amici ci accolgono sulla loro barca con un
pranzo insperato e restiamo qualche ora a raccontarci l'avventura,
tutti un po' stupefatti di come sono andate le cose.
Poi più passa il tempo
e più tutto sembra normale riguardando indietro. Io credo ci si
affidi troppo alle previsioni, costruendoci nella mente un viaggio
rilassato e piacevole a seconda delle informazioni che riceviamo. Poi
però bisogna fare i conti con la natura che è sempre imprevedibile
ma questo è assolutamente normale. Siamo noi uomini che pensiamo di
poter avere il controllo della situazione e vogliamo decidere come
dev'essere la natura in quel momento. Non funziona così...dobbiamo
noi essere preparati ad affrontarla quando ci sorprende e molto
spesso non lo siamo. Si parte con una convinzione e restiamo delusi,
addirittura arrabbiati quando invece il mare decide di essere in un
altro modo. Capisci che noi non siamo niente, e lui te lo fa capire
senza tanti preamboli. E' anche normale che le cose si rompano quando
sono sottoposte a queste condizioni estreme...c'è un detto tra le
barche: “più cose hai, più cose si rompono” ed è una verità
assoluta.
La cosa importante è
essere arrivati, abbiamo concluso un'altra tappa e fatto nuove
esperienze con il mare e con noi stessi.
Ora vogliamo rilassarci
un po' e goderci questa nuova dimensione che è l'Africa.
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