Che fine abbiamo fatto? Allora da dove cominciamo.....son così
tante le cose da raccontare.
Iniziamo con il fatto che vuoi l'ARC che aveva snaturato un bel
po' la nostra vita a Las Palmas, vuoi che i nostri amici e molti
altri hanno cominciato ad andarsene...insomma ci siamo detti “che
stiamo qui a fare??” e così abbiamo deciso di andare anche noi. E'
stato un anno lungo e breve allo stesso tempo, bello e inteso, anche
difficile in alcuni momenti ma è stato un percorso che andava fatto.
Abbiamo conosciuto tantissime persone, molte di sfuggita e parecchie
altre che ci hanno lasciato tanti bei momenti di vita. Abbiamo
conosciuto un luogo un po' più a fondo del classico giro da turista
e questa terra, anche se può sembrare arida, è stata ricca di
emozioni. Ora ci è tornata la voglia di riprendere il mare, ma prima
di farlo abbiamo portato Cheri in beauty farm, ossia in cantiere per
fare carena. Siamo andati a Taliarte, un piccolo porticciolo di
pescatori 10 miglia più a sud di Las Palmas dove alaggio e varo
hanno prezzi ridicoli rispetto all'Italia e sopratutto i lavori te li
fai tu! C'è però un'importante premessa da fare: abbiamo un nuovo
membro dell'equipaggio a bordo, ossia GAS il nostro nuovo timone a
vento che abbiamo acquistato da un marsigliese (Pierre) che li
progetta e li fabbrica qui con discreto successo. Montato sulla poppa
di Cheri lo abbiamo testato subito brevemente andando a Taliarte e il
risultato è stato subito buono. Pierre e Candida (la sua compagna)
ci hanno accompagnato dandoci tutte le spiegazioni e consigli utili
per imparare ad usarlo. Alata la barca ci siamo subito messi al
lavoro e in 10 giorni di permanenza abbiamo cambiato la presa a mare
dello scarico del bagno, ridipinto di bianco lo scafo (in gergo
l'opera morta), pulito, grattato e date due mani di antivegetativa,
manutenzione ordinaria motore (olio, filtri, girante …) e messa in
opera del nuovo sistema idraulico progettato dal Capitano per avere
l'acqua di mare in cucina dalla presa a mare del motore e con
l'installazione di nuove valvole di sicurezza su questo circuito. Il
tutto fatto dai sottoscritti per la prima volta, ma i risultati sono
stati soddisfacenti. Anche qui ci hanno aiutato molte persone locali:
Roberto in primis, un pescatore autoctono che, avendo la sua barca in
secca in questo periodo per manutenzione, ci ha dedicato molto del
suo tempo per darci una mano e preziosi consigli. In cambio ha voluto
solo un grazie e una fetta di tiramisù. Anche Paco, già amico a Las
Palmas, abitando in zona ci ha prelevato con l'auto e scarrozzato in
giro per comprare il materiale e arrangiando poi una cenetta molto
familiare a casa sua con sua moglie Ana. Sicuramente l'ospitalità e
la simpatia dei Canari sarà la cosa che ricorderemo di più. Dopo 10
gg sollevati in aria e vedendo dall'alto la quotidiana e serena vita
del porticciolo, con i vecchi che giocavano a domino seduti all'ombra
sotto le barche in secca e i profumi che ci arrivavano dal ristorante
della Confraternita dei pescatori, è arrivato il giorno di rimettere
Cheri in acqua e il simpatico Gerardo, addetto al carro ponte inizia
le manovre ma quando la barca è a 1 metro dall'invaso il carro ponte
si guasta e per qualche ora resta sospesa sulle fasce fino a che non
riparano il tubo che si era rotto. Ora però è tardi per mettersi a
navigare verso sud e quindi ci offrono ospitalità all'interno del
molo attaccati alla banchina dei pescherecci dove rimaniamo una notte
in più con non pochi sforzi per rendere l'ormeggio stabile anche con
la marea ed evitare di rifare la fiancata nuova sul cemento del molo.
E finalmente si riparte, è il grande giorno! Aria frizzante e sole,
così l'oceano ci ridà il benvenuto. Con una ventina di nodi in
poppa si scende che è un piacere e GAS ci fa vedere subito cosa sa
fare. Fantastico! Quasi al faro di Maspalomas il vento gira e ce lo
ritroviamo in faccia così si prova anche la bolina dopo tanto tempo
e prima del tramonto siamo ancorati al riparo in una baietta appena
fuori dal marina di Pasito Blanco. Splendidi colori di fine giornata
e notte tranquilla cullati dentro Cheri. Secondo giorno, seconda
destinazione: Tenerife. Lasciamo dietro di noi Gran Canaria con il
rumore del motore che ci accompagna trovando il vento solo dopo 3
ore.. E' risaputo che fra le isole il vento si incanala con forza e
infatti poco dopo aver visto le prime “ochette” sulle onde e
issato le vele ci ha accolto un bel N-N/E forza 5 che per tre ore ci
ha fatto tenere una media di 6 nodi. Poi al tramonto di nuovo motore.
Alle 23,30 atterriamo nel porto di Los Cristianos e diamo ancora
seguendo le istruzioni del nostro portolano che però è datato 2004.
Non c'è nessuno e la cosa ci sembra un po' strana. Notte con qualche
rollatina e alle 7 ci danno la sveglia dei simpatici pescatori che ci
“bussano” per avvertirci che il porto ci sta chiamando per
avvertirci dell'imminente arrivo del ferry. Dobbiamo spostarci
subito! Ci invitano gentilmente ad ancorarci fuori dal porto davanti
alla spiaggia a nord appena fuori, dove infatti poi vediamo tutte
quelle barche mancanti che ci aspettavamo di trovare la sera prima!
Colazione veloce e via di nuovo verso la Gomera. Tenerife l'avevamo
già visitata a Gennaio quindi non ci soffermiamo oltre anche perchè
Los Cristianos è un altro agglomerato di cemento consistente in una
schiera di alveari, pieno di luci e insegne a neon, insomma un'altra
Babilonia (definizione di Pierre) poco attraente. Ancora 3 ore e
mezza di motore e altro canale tra le isole che ci fa passare
improvvisamente da 0 a 25 nodi. Il cappellino del Capitano ci
abbandona svolazzante per tuffarsi in mare e passiamo le prossime 3
ore con randa a 2 mani, mezzo fiocco e GAS che dà il meglio di sé
usando l'ala per il vento forte. Nel frattempo si passa da sole con
cielo azzurro a nuvole basse con pioggia e grandi spruzzi , di onde.
E nuovamente all'approssimarsi dell'isola de La Gomera il vento se ne
va e ritorna anche il sole. Sembra proprio che ci sia una corsia nel
mezzo fra le isole e si vede chiaramente. Vogliamo andare alla Valle
Gran Rey ma ci ripensiamo quando mettiamo il naso fuori dal capo sud
ovest, Puenta del Becerro, visto che c'è N/O e lì saremmo troppo
esposti per cui dietro front e ci ripariamo in una splendida baia, La
Playa de Erese, a 2 M a est del Capo. Diamo ancora su 10 mt di
fondale di sabbia e poco dopo se ne vanno le due barche vicine
lasciandoci soli e tranquilli. Da qui siamo ripartiti con calma il
giorno dopo verso Puerto de Las Vueltas (Valle Gran Rey) con
pochissimo vento e a motore poi per le prime 3 M e poi di colpo
ritrovandoci in faccia un ventone di circa 30 nodi!!! a raffiche che
scendeva violentemente dalle montagne della costa. Finalmente
arriviamo dandocene di motore e cerchiamo un posto confortevole
riparati sotto la costa a strapiombo nella piccola insenatura
dell'avamporto. Ci sono altre due barche all'ancora e il posto fra le
due non ci convince molto quindi ridiamo catena davanti alla
spiaggetta nella zona S/E. Il Capitano sta usando un grippiale per
segnalare l'ancora e in un momento di “intervallo” della manovra
per venire a parlare con me al timone, la cima se ne va in acqua e
dopo pochi secondi il motore si spegne. Marco realizza l'accaduto e
PANICO! Cima nell'elica!! Trafelato si butta in acqua e ne esce poco
dopo con la cima che non ha dovuto tagliare perchè fortunatamente
non si era incastrata così brutalmente visto che il motore era in
folle. Controlliamo subito l'asse dell'elica e sembra tutto a posto
anche se c'è sempre qualche trafilamento. Ripresi dallo spavento
finiamo di dare ancora. Sopra di noi c'è una gola nella montagna
dove il vento si infila fischiando e tirando di brutto, facendoci
passare una notte un po' agitata. La mattina dopo ci spostiamo nel
posto lasciato libero da una delle barche e con calma gonfiamo il
tender per scendere a terra. Il paesino è gradevole e affollato di
tedeschi un po' hippy. Uno di questi ci regala uno “strumento
magico” per suonare che ha appena staccato in quantità da un
albero, ossia una grossa carruba che con i suoi semi ricorda il suono
delle maracas. Al porto invece troviamo un simpatico pescatore che
sta dando spettacolo nutrendo un'enorme manta che lo va a trovare
tutti i giorni da 40 anni! C
aña
al baretto laido e poi si ritorna in barca con l'idea di fare una
gita nell'isola il giorno dopo. Dovrebbe esserci Forza 2/3 da S,
invece il giorno dopo c'è forza 6!! L'acqua polverizza sulle creste
delle onde creando lunghe strisce bianche. (Certo che il meteo qui
non ne azzecca una!). In tutto questo casino il nostro amico Brontolo
(generatore eolico) decide di lasciarci staccandosi di netto dalla
base. Disastro!!! Completamente rotto e noi completamente affranti!!!
Passiamo tutta la giornata in barca con un po' di tensione. (Nota
tecnica per gli esperti: avendo dato 45 mt di catena con ancora CQR
su un fondale di 11 mt e non potendo allungare la linea di ancoraggio
a causa dei bassi fondali alla nostra poppa, il Capitano decide di
utilizzare la tecnica del salmone facendo scendere lungo la catena la
nostra seconda àncora con 10 mt di catena del 6 per tenere bassa la
linea di tiro sull'àncora. Issiamo la mezzanina con 2 mani per
limitare il brandeggio e fortunatamente tiene!) Alla sera finalmente
cala un po' e ci dà tregua nella notte. Verso mattina arrivano le
onde che ci fanno rollare alla grande. Situazione scomodissima, prego
il Capitano di portarmi via. Ripartiamo senza vento e sotto una
pioggia incredibile (incredibile per le Canarie!). Tre ore di motore
verso S alla ricerca di una baia riparata dal S/O previsto per oggi.
La troviamo dopo il Puerto di Santiago, dove non si può stare perchè
entra troppa onda. Un po' più ad E diamo ancora nella Playa di
Suarez su 10 mt di fondale, tanto per cambiare! Il 29 mattina ci spostiamo nuovamente al Puerto di Santiago dove ora c'è calma e diamo àncora davanti alla spiaggia. Scendiamo con il tender al molo dove c'è un gran fervore e casino di gommoni, camion e gente. L'addetto alla sicurezza ci spiega che stanno girando un film su Moby Dick. C'è una grande baleniera, perfettamente riprodotta come all'epoca con altri barchini in legno che stanno girando appena fuori dalla costa; c'è persino un elicottero che riprende. Santiago è molto carina, super animata dall'evento film che porta lavoro e allegria. Prendiamo l'autobus che ci porta a S.Sebastian, la capitale, ma ci delude un po'. C'è però una bella spiaggia vulcanica a ridosso del Marina, quest'ultimo ovviamente lo visitiamo e vi troviamo dei gruppi di "matti" che si stanno preparando per attraversare l'Atlantico a remi, su delle specie di piccole imbarcazioni che sembrano shuttles-canoe, ma super equipaggiate. Sono in due per barca, tempo previsto per il crossing: 45 giorni. Ci dicono che il record è di 18 gg!! Torniamo a Santiago e ci concediamo un tranquillo ape in un baretto sulla spiaggia con Cheri che dondola davanti a noi.
To be continued.....
Le barche dell'ARC addobbate a festa con il gran pavese prima della partenza
e si comincia il restauro di Cheri....
gira gira l'antivegetativa....
opera finita. Sotto la lavanderina che lava i fazzoletti
e Cheri rimane sospesa a 1 metro dall'invaso
poi finalmente si parte ... e pure a farfalla!
godendoci il primo tramonto al largo dopo tanto tempo
e i primi 25 nodi di GAS (timone a vento)
Sempre lui: l'Oceano
e Cheri sotto la scogliera nel Puerto de Las Vueltas
Ladro di banane!!
e la manta gigantesca
barca in secca a fine giornata con il pescado fresco
e tanta voglia di remare!!
la casa di Colòn (Colombo) a S.Sebastian
(me aveva case ovunque alle Canarie!!)
la spiaggia vulcanica
La Gomera e la Baleniera
Aperitivo con vista ...Cherazada
Che bello sentire che dopo tanto tempo avete ripreso a navigare :) :) :) :)
RispondiElimina...e io che vi davo per dispersi. avevo comperato un biglietto d'aereo per venire a cercarvi ai caraibi. che delusione :-(((
RispondiEliminaIl Commentator Pancho