lunedì 17 novembre 2014

Ciao a Tutti,
vatti tu a fidare delle promesse di un marinaio.
Vi avevo detto che vi avrei raccontato
come trascoremmo il passaggio dell'uragano Gonzalo sopra le nostre
teste: dell'ormeggio effettuato abbiamo già
parlato quindi non resta che chiacchierare delle sensazioni provate e
fissate nella memoria.
Innanzitutto cos'era per me un uragano:
un evento da cui fuggono tutti i velisti: mi immaginavo rade deserte
ma soprattutto migliaia di ancore che venivano salpate ed un fiume di
barche che sispostavano al minimo avviso di uragano. Invece mi sono
trovato a confrontarmi con barche ovunque; lasciate a passare
l'estate (qui bassa stagione) chi in marina chi in boe e chi in anse
riparate su più ancore; ma ancora tantissimi velisti che passano
l'estate in barca in attesa della prossima stagione per avere un
lavoro con i turisti ed intanto alla ricerca del bar dove spendere le
giornate bevendo la birra più economica dei paraggi. Ero un po'
stordito da tutte queste persone che passavano la stagione degli
uragani nella zona degli uragani.....
All'inizio del vento forte (Gonzalo è arrivato progressivamente ma lentamente a mio giudizio) mi sono prodigato, come mia natura, a cercara d'aiutare chi ne avesse avuto
bisogno. Poi mi sono rintanato in barca in attesa che tutto passasse
con una tensione da guerriero nella notte avendo pauraa del buio. Non
sapendo cosa mi aspettasse era più la tensione che la paura.Vedevo
il vento aumentare le palme piegarsi e l'acqua polverizzarsi. Era
come tornare in Val di Sole quando facevo la guida di rafting o
quando scendevo il Noce con l'Hydrospeed.
Ma questo non era un fiume e le rive non erano a portata di pagaia. Non vi erano Morte (zone di acquee ferme a valle di grossi ostacoli) nelle quali rifugiarsi per
riprendere fiato. Ma non smetteva mai di aumentare; la
notte stava per cominciare.
Silvia sempre più in tensione come pure le cime d'ormeggio, uscire una prima volte ed una seconda,  ma la terza proprio era un'ostacolo, poi superato grazie alla spinta di Silvia.
Il vento continua a girare ora l'acqua polverizzata arriva da  poppa, c'è da fermare questo rigagnolo che entra da tutte le fessure e interstizi delle tagliole d'ingresso ora
si agisce. E' meglio che rimanere a sentire il vento fuori che
continua ad aumentare, oramai sembrava un'orchestra che suonava una
musica la quale continuava a suscitare emozioni.
Ma poi comincia  a rallentare, il vento
comincia a rallentare. Siamo circa a 50 nodi circa 90 km/h di vento.
Mi sembra tutto così calmo e tranquillo non so cosa mi aspetterà
ancora, la tnsione scende, il pensiero di una lunga notte a
combattere ancora … sarà il centro della depressione? Non ci sono
connessioni con telefoni o Internet e non penso di accendere il
VHF.... (è stato sempre spento..... La prossima volta rimmarrà
acceeso... LA PROSSIMA VOLTA????). Mi lascio prendere dal sonno, sono
circa le 21.00 (dopo 3 ore di buio e Gonzalo che se ne va a spasso
per i Caraibi).
Mi sveglia alle 23.00 un rumore
assordante una sensazione di smarrimento: IL SILENZIO!!!
Sono rintronato mi sveglio di soprassalto e non sento alcun rumore. Silvia dorme esco e fuori è tutto fuori posto, anche i suoni: non ci sono più.



Ciao a Tutti, questa pausa ci voleva.
Girare di notte per le banchine ci
voleva, una sensazione incredibile, ma solo al mattino mi rendo conto
della reale devastazione. Ancor di più il giorno dopo quando Roberto
mi porta a spasso per la laguna a vedere ciò che resta.
Come direbbe El Pollo: IMPRESIONANTE!